di Fabrizio Pace – Suonano come tuoni le parole emesse dal professor Vittorio Sgarbi qualche giorno fà, ospite nella trasmissione “Virus”, in onda in prima serata su Rai Due. Il noto critico d’arte, che ha più volte ricoperto cariche politiche, è intervenuto ed ha posto al centro dell’attenzione dei presenti e dei telespettatori la questione dell’opportunità di commissariare un comune, poiché egli stesso è stato recentemente sindaco di un comune commissariato per infiltrazioni mafiose. 
Bene il parallelismo evidenziato da Sgarbi, tra le vicende di Salemi ed il ben più grande Comune di Reggio Calabria, trovano molti punti di contatto quando l’ex-sindaco della cittadina siciliana afferma che quel provvedimento è stato un modo per demolire l’immagine e non solo un paese che finalmente stava scrollandosi di dosso l’etichetta mafiosa. Sono parole che “calzano” bene anche nella descrizione della città di Reggio Calabria che dal momento del commissariamento sembra quasi abbandonata a peggiorare giorno dopo giorno. Più volte abbiamo qui scritto che la colpa non si deve ricerca nei commissari prefettizi, funzionari del governo che svolgono il loro dovere tra mille difficoltà obiettive in una città di cui sapevano ben poco prima di esservi trasferiti. Le colpe sono ” a monte” di chi ha scelto quel provvedimento forse in buona fede o forse in maniera superficiale, non sta a noi dirlo, di sicuro Vittorio Sgarbi non ha peli sulla lingua quando definisce l’ex ministro degli Interni ed ora ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri incapace politicamente. Il professore definisce lo scioglimento di un comune senza ragione, una sospensione della democrazia, un atto di violenza istituzionale gravissimo da parte dello Stato che spreca il denaro pubblico mandando dei funzionari stra-pagata (circa 10 mila euro ciascuno) a gestire situazioni inesistenti. Senza scendere nel dettaglio Vittorio Sgarbi “condanna” il commissariamento indicandolo come provvedimento fallimentare. che elimina un sindaco eletto dai cittadini.
