“Evitare il provvedimento volto allo scigliomento di un Ente democraticamente eletto è, sotto qualsiasi aspetto, una notizia positiva per la nostra Regione, la quale ha sempre bisogno di amministrazioni locali addentrate nei problemi e nella conoscenza dei territori che guidano, a maggior ragione in una fase economica delicata come quella attuale”.
Così esordisce il consigliere regionale Tilde Minasi in merito al decreto del ministro Angelino Alfano sulla chiusura della procedura di accesso al Comune di Rende che porta, appunto, a scongiurare la decisione di un eventuale scioglimento dello stesso.
“Si comprendono – aggiunge il consigliere – le parole di entusiasmo che giungono da più parti e da più esponenti del centrosinistra, allo stesso tempo però, non sono assolutamente accettabili le accuse che vorrebbero il presidente Scopelliti a ‘capo’ di una congiura indirizzata proprio ad ottenere un provvedimento così gravoso per una comunità calabrese, quella di Rende appunto, che egli, governatore della Calabria, in quanto tale, rappresenta e tutela al pari delle altre. Tali allusioni, infatti, rischiano solo di aumentare il già profondo solco di distacco che caratterizza il rapporto tra i cittadini e le Istituzioni. Ritengo piuttosto – ribadisce il consigliere regionale – che le motivazioni dell’evitato commissariamento del comune rendese vadano inserite non in disegni di ‘fantapolitica’, strumentali e distruttivi tra l’altro, bensì in ragioni più concrete. In confronto a quanto accaduto a Reggio Calabria, infatti, sarebbe opportuno ricordare come lo scioglimento dell’Ente in riva allo Stretto sia maturato in un contesto di Governo tecnico, mentre la decisione contraria presa per il comune di Rende sia nata sotto la guida di un Governo di natura politica. Non credo – conclude Tilde Minasi – sia necessario dilungarmi sulle differenze che esistono tra le due condizioni, ma forse proprio su questa direzione sarebbe opportuno soffermarsi per un’analisi lucida e asettica che non guardi a ricercare sotterfugi o dietrologie, ma che faccia comprendere come un’amministrazione nazionale che trae la sua forza dal consenso popolare abbia un approccio differente e più approfondito con le questioni che investono l’intero panorama italiano, rispetto ad una guida tecnica certamente meno portata a considerare le ricadute delle proprie decisioni sui territori e sui cittadini”.