L’esperienza del partito Unico di centro destra trasse origine dal “manifesto dei valori” approvato a Todi durante l’allora originaria kermesse, tenuta da tutti i maggiori leaders dell’intellighenzia politica liberal moderata di quei tempi, tutti convinti che la centralità del valore dell’Uomo avrebbe dovuto trovare realizzazione in un processo di realizzazione piena, nel rispetto delle leggi e degli ordinamenti vigenti nel territorio. Su tali presupposti Alleanza Nazionale avviò un percorso di condivisione e di fusione all’interno del Popolo della Libertà, portando un bagaglio umano “stimato” al trenta per cento, della maggior composizione numerica, ma forte di una storia politica, culturale ed umana che affondava le sue radici nell’immediato dopoguerra oltre ad un “interessante” patrimonio finanziario, stimato in svariate decine di milioni di euro. Sappiamo tutti quanto l’esperienza ebbe vita breve ad iniziare dallo strappo di Gianfranco Fini, che dopo pochi mesi creò il suo FLI, senza alcuna fortuna oltre alle diverse anime che, per un verso, caratterizzarono l’interna dialettica politica e per altro, grazie alla pochezza intellettuale di centinaia di parlamentari, che intesero che la centralità dell’Uomo dovesse avere un indirizzo monodirezionale: quello personale e non quello del bene comune. Il Pdl non si è mai radicato sul territorio, trattandosi di un partito “liquido” al punto tale da sfuggire ad ogni sorta di regola gerarchica ed organizzativa coinvolgente i suoi iscritti sui temi politico sociali che dovrebbero fondare ogni attività politica. Ne ha mai appassionato, parliamoci chiaramente, la rincorsa alle leggi ad personam, in luogo delle riforme istituzionali. Men che meno è stata apprezzata la costante promozione di ballerine, showgirls ed appassionati dell’ultima ora in luogo di giovani politici di belle ma affrante speranze e legittime ambizioni. Su tali presupposti fu impresa assai ardua poter convivere, soprattutto per chi proveniva dalle fila di AN, che si riconosceva invece in una struttura partitica, forse ingessata e arcaicamente burocratizzata ma che comunque dava voce ed ascolto anche all’ultima iscritto del più periferico dei circoli. Non è mai stato così nel PdL che invece si caratterizzava per un’azione politica talmente distante dai suoi iscritti, da essere totalmente carente nel recepirne le istanze e farle valere su tavoli istituzionali. Il rapporto con l’iscritto o simpatizzante è un rapporto, infatti, esclusivamente fondato sulla richiesta del consenso che trova il suo apice nel momento clientelare in prossimità delle scadenze elettorali. Non è questo quello che ci si aspettava. Non era questo il percorso indicatoci dai vertici nazionali di AN. Non era su tali basi che abbiamo fatto crescere i nostri leaders politici, oggi espressione del mondo istituzionale. Né su tali presupposti credo nella rinascita di una nuova Alleanza Nazionale. La rabbia ed i risentimenti di rivalsa costituirebbero le ceneri dei tempi che furono e sulle quali non sarebbe possibile costruire un maniero. L’idea è affascinante ma al tempo stesso nostalgica e l’unica nostalgia della quale il Paese necessita è quella dell’avvenire Ricreare AN nella nostra Regione significherebbe offrire un altro soggetto politico alla mercè di Scopelliti che – forte della sua indiscutibile storia politica – riuscirebbe a gestirne le sorti così come è riuscito a fare con FLI. Oggi c’è bisogno di alternanza e democrazia. Oggi è davvero un’altra storia, la comunità necessita una classe dirigente giovane, affrancata da ogni sorta di condizionamento, forte di un corredo politico culturale inedito, finalizzato a tesaurizzare gli irrinunciabili valori della nostra società che, scevri da condizionamenti ideologici, vanno riproposti alla coscienza civile. Sono i valori della dignità e della centralità dell’uomo, della famiglia, del culto della nazione, dell’istruzione pubblica non ideologizzata; valori da preservare dalla spinta di un relativismo diffuso e di un esasperato laicismo nonché dall’imbarbarimento dell’etica politica oggi unicamente concentrata su demagogia e clientelismo, tipica degli inciuci cattocomunismi che la destra ha da sempre osteggiato, in nome della meritocrazia! Al bando, dunque, fanatismi etico – politici alimentati da fare demagogici soprattutto in tema di legalità ed antimafia. Legalità ed antimafia hanno generato sin troppe carriere politiche ed alimentato prebende ed incarichi di ogni tipo. Sono valori che non devono identificarsi in verbose proclamazioni o in sterili parate marciaiole, di cui invece si pretendono concrete condotte, dimostrate in modus vivendi et operandi quotidiani e risalenti nel tempo, per generazioni! Non è più il tempo delle grandi strategie partitiche e politiche, anche in chiave europeistica. Oggi più che mai bisogna ripartire dalla concretezza delle azioni quotidiane finalizzate alla risoluzione dei problemi della gente comune! Dal problema del “fine mese” e dell’atavica carenza idrica agli approfondimenti culturali necessari e posti alla base di ogni crescita sociale. Ben vengano, dunque, le creazioni di movimenti culturali, autonomi, spontanei e di pensiero, lontani dagli affarismi politici e dalle logiche da retrobottega che oggi caratterizzano la vita amministrativa istituzionale. Restiamo in disparte dalle querelle partitiche, interessandoci maggiormente i valori, le strategie e le ricette idonei a dare risposte ai cittadini. Non servono nuovi partiti dalle maggioranze bulgare, soltanto finalizzati a garantire gli equilibrismi di palazzo e distanti anni luce delle reali esigenze del cittadino, libero com’è di manifestare le proprie idee e dettare, esso si!, le regole della politica nazionale e locale.
Luigi Tuccio
Ultimo Presidente Provinciale di Alleanza Nazionale