di Fabrizio Pace – Le attenzioni degli italiani sono ovviamente rivolte alle vicende personali di Silvio Berlusconi e da ieri anche alle parole di Papa Francesco che apre gli orizzonti della cristianità alle nuove problematiche riguardati il rapporto del “Vaticano” con gli omosessuali, i divorziati e le tematiche relative all’aborto. La notizia importante, anzi importantissima alla quale non è stata data la giusta rilevanza dai media, è il prossimo possibile (da molti ritenuto ineluttabile) aumento della percentuale IVA. Forse uno o due punti in più rispetto allo già scandaloso 21% che gli italiani pagano al momento. L’IVA è un’imposta applicata sul valore aggiunto di ogni fase della produzione, scambio di beni e servizi. È in vigore in 63 paesi per quel che concerne il Vecchio Continente è riconducibile ad una direttiva europea (2006/112/EU) che ha lo scopo di rendere uniforme l’imposizione indiretta in tutta l’U.E. stabilendo che gli Stati membri devono fissare l’aliquota dell’IVA in misura pari almeno al 15%. L’aliquota più alta, è attualmente fissata dall’Ungheria, è pari al 27%. L’ aumento ulteriore dell’imposta in Italia, un paese che sta tentando una difficile ripresa del ciclo economico, è visto dai più come un suicidio nazionale. Tutti i beni o quasi, sarebbero colpiti da questo aumento che avrebbe un effetto negativo sui consumi e quindi di rimbalzo provocherebbe una contrazione delle produzioni impoverendo ancor più le tasche degli italiani. Il governo sta giustificando questo probabile rincaro con la mancanza di gettito d’entrata dovuta all’abolizione dell IMU. Forse potrebbe anche essere così, ma le altre fonti d’entrata previste e stabilite dove sono andate a finire? Per esempio la dismissione dei beni pubblici, con la quale lo stato avrebbe guadagnato notevoli somme ed eliminato immobili improduttivi ma sopratutto spese superflue. Non si parla più di questa soluzione? Alcuni danno la colpa alla burocrazia….
Bene un governo di larghe intese non potrebbe finalmente eliminare la ragnatela burocratica che esiste attorno al problema? Non dovrebbe essere uno dei suoi compiti principali in base alle richieste degli italiani? Il PDL punta i piedi sul provvedimento d’inasprimento dell’imposta perché non era assolutamente previsto negli accordi di governo come ricorda bene Renato Brunetta, capo-gruppo dei deputati del Popolo delle Libertà alla Camera. Nel discorso con il quale Enrico Letta ha ottenuto la fiducia delle Camere lo scorso 29 aprile erano chiari alcuni punti fondamentali: rinunciare all’inasprimento dell’Iva, superare l’attuale sistema di tassazione della prima casa, generale riduzione del costo del lavoro e del peso fiscale. Nessuno mai dichiarò che i “punti” nel programma da seguire fossero propedeutici, quindi se il governo di larghe intese, così chiamato perché è un governo particolare, anzi per meglio dire,di natura eccezionale, non dovesse riuscire a mantenere questa promessa, si dovrebbe responsabilmente porre fine alla sua esistenza perché avrebbe fallito uno dei 3 obiettivi per il raggiungimento dei quali era nato.