di Michele Favano – Da un sabato all’altro, per giocare tre partite, due delle quali al Granillo. Il primo confronto è quello con il Novara di Alfredo Aglietti, rivelazione del finale di stagione dello scorso anno, oggi a quota sette in classifica. Siamo ancora in avvio di campionato, ma questo trittico può rivelarsi già un crocevia importante per la compagine di Atzori. Che nelle quattro gare sin qui disputate, ha alternato risultati e prestazioni, mostrando discontinuità di rendimento e di atteggiamento.
Discreta per volontà e mentalità contro Bari e Juve Stabia, inguardabile nel complesso in occasione delle due trasferte. E se Lanciano aveva lasciato il segno in seguito alle dichiarazioni del tecnico, ancora da smaltire amarezza e delusione del post Trapani, scaturite da una prova incolore, una infinita serie di errori, uno schieramento iniziale che ha fatto storcere il naso a parecchi. Atzori si è assunto in toto la responsabilità della disfatta, nel tentativo di scagionare i suoi calciatori, ma conoscendolo riteniamo che il discorso non sia stato chiuso in poco tempo. Trapani merita un’analisi approfondita, perchè le sbavature sono arrivate da ogni singolo calciatore ed in ogni settore del campo, dalle disattenzioni difensive ad un centrocampo che ha tenuto la squadra sempre molto lunga, fino ad un attacco esageratamente evanescente che, con l’utilizzo contemporaneo di Louzada e Fischnaller, appare fragile e poco incisivo.
Se da sempre predichiamo la necessità di avere in squadra giocatori esperti, di qualità e categoria, non è più ammissibile veder fuori contemporaneamente gente come Di Michele, Colucci, Ipsa, Cocco e Strasser che, in fatto di dinamismo concedono qualcosa agli avversari, su tutto il resto porterebbero, però, solo dei vantaggi. Atzori ha deciso di chiudere le porte del S. Agata un giorno prima rispetto al programma previsto, ben venga se insieme alle strategie da nascondere, si individui in maniera definitiva un assetto tattico e gran parte dell’undici titolare.
Novara è banco di prova durissimo per la qualità dell’avversario e per la tradizione negativa che il tecnico di Collepardo, suo malgrado, ha con la compagine piemontese. Tre anni fa Rigoni, oggi nuovamente in forza agli azzurri, negò l’accesso alla finale agli amaranto con il buon Gianluca in panca, nello scorso campionato il 6-0 sul campo dello Spezia interruppe l’avventura del tecnico sulla panchina ligure dopo soli 45 giorni. Toccatevi, è un obbligo.