Combattere gli stereotipi che ruotano intorno al territorio ed alla gente di Calabria rappresenta forse il massimo sforzo che, da tempo immemorore, si cerca di compiere per dare la giusta dignità ad un popolo e ad una regione dalle infinite bellezze e risorse.
La storia si ripete: ad ogni azione intrapresa, ad ogni gesto compiuto da un singolo, dalla collettività, dalle amministrazioni pubbliche all’indirizzo di una volontà precisa, e cioè far cadere quel muro di pregiudizio che oscura le positività calabresi, corrisponde la manifestazione di pensiero di soggetti totalmente avulsi dal contesto della nostra terra che riescono ad esprimere, con estrema facilità, pesanti considerazioni senza conoscerne le peculiarità.
Ultimo in ordine di tempo il servizio del TG1, il telegiornale nazionale in onda sulla tv di Stato che ha dipinto un affresco a dir poco edificante della donna calabrese, con particolare riferimento alla Locride.
Concordo con quanto espresso da Raffaella Rinaldis, direttrice di Fimmina Tv, dal sindaco di Locri Giovanni Calabrese (alla giuda di un’amministrazione comunale ‘in rosa’) e dai tanti inteventi letti in merito, e, proprio per non dilungarmi ulteriormente sui contenuti, fuorvianti, del lavoro giornalistico del notiziario di Rai Uno, colgo quest’ennesimo giudizio negativo rivolto alla nostra Calabria, per sottolineare alcuni aspetti che assolutamente non intendono sottacere delle difficoltà palesi che il territorio vive, ma che vogliono ricordare quanto, anche e soprattutto in Calabria, le donne abbiano un ruolo fondamentale all’interno dell’assetto sociale. Qui come in tutt’Italia. Qui come nel resto del mondo. Semplicemente donne che lavorano, che accudiscono i figli, che riescono a seguire i propri sogni professionali, che incontrano ostacoli, che si dividono tra famiglia e carriera, che s’impegnano nel volontariato, nell’associazionismo, nelle istituzioni con coraggio e determinazione, che combattono per i propri ideali e a volte trovano sulla propria via delle situazioni difficili e complicate, esattamente come le tante che ogni giorno ci raccontano le cronache nazionali E non parliamo di casi isolati, ma della maggioranza.
Quale quindi la differenza tra le altre realtà del nostro paese e la punta estrema dello stivale? Forse una collocazione geografica che ‘per tradizione’ deve essere sempre e comunque marchiata con simbolo di arretratezza culturale e sociale?
Ci spiace dover sconvolgere i piani di chi, senza approfondimento alcuno, crede di trovare tra i confini della nostra regione ogni genere di spunto per poter, ancora, definire la Calabria un mondo dove, soprattutto per la sua componente femminile, s’incontrano solo fortuitamente accenni di modernità.
Chi, per un motivo o per un altro, ha avuto modo di confrontarsi con la Calabria si è trovato nella possibilità di comprendere come, davvero, si vive nella nostra regione, ma tutti gli altri? Quelli che accendono la tv alle 20 di sera sull’informazione nazionale e che mai hanno avuto l’occasione di trovarsi in questa terra, come possono pensare di approcciarsi positivamente e senza condizionamenti al territorio calabrese se quella che dovrebbe essere un’informazione obiettiva, che valuti i contro ma anche i pro di una determinata situazione, parla per frasi fatte e preconcetti?
Ben venga, quindi, l’invito alla giornalista Pistilli a visitare la Calabria: avrà l’opportunità di conoscere donne straordinarie nell’ordinario, rappresentanti delle eccellenze culturali e sportive, esponenti della società civile e delle istituzioni che, quotidianamente, si impegnano affinchè insieme alla negatività, forse più facili da raccontare perchè emorgono con più dirompenza, si proiettino all’esterno anche le tante belle realtà di cui possiamo esser fieri.
L’obiettivo finale, però, non deve essere solo quello di convincere qualcuno che, forse ingenuamente, ha compiuto uno scivolone informativo nei confronti delle donne di Locri e della Calabria intera (e non sarebbe la prima volta purtroppo), ma quello di un impegno corale per farci, insieme, portavoci, casse di risonanza e testimoni della linfa vitale di questa terra le cui radici sono costituite da uomini e donne laboriosi ed onesti, da giovani preparati e desiderosi di crescere e muoversi nel mondo senza che la carta d’identità, loro malgrado, rappresenti un gap nella loro realizzazione personale.
Se non verranno abbattutti, con un lavoro corale, determinati pregiudizi, i sacrifici, dentro e fuori questa terra, continueranno a contare il doppio che altrove: d’altro canto, però avranno un valore ancor più elevato i successi e le affermazioni.