Dopo la Grande Guerra, una misteriosa malattia si diffuse in Europa: l’encefalite letargica. I sintomi? Dolori, tremori, rigidità, una strana postura curva in avanti, febbre e soprattutto una stato di perenne torpore: i malati – anche se svegliati – continuavano a dormire. Sembrava non vi fosse rimedio. Paolo Mazzarello, docente di Storia della Medicina all’Università di Pavia, racconta in “L’erba della Regina. Storia di un decotto miracoloso” (pp. 190 € 16,00) Bollati Boringhieri www.bollatiboringhieri.it come fu trovata la cura e il ruolo della Regina d’Italia, Elena di Savoia. In Bulgaria, Ivan Raev, un guaritore che curava con le erbe, scoprì casualmente che la belladonna (Atropa belladonna) era utile ai pazienti. Ma il suo uso presentava numerose controindicazioni. Raev non si diede per vinto, iniziò a miscelare la belladonna con altre sostanze sino a giungere a un rimedio ottimale. La notizia della sua scoperta si diffuse in tutta la Bulgaria; anche il re, Boris III, ne fu informato. Durante un viaggio a Roma raccontò tutto alla suocera, la regina Elena, che ben conosceva il mondo della medicina popolare balcanica e i poteri delle erbe. Infatti, era la figlia del Re del Montenegro e sin da giovane si interessava di medicina. Elena fu entusiasta e si attivò per diffondere questa terapia in Italia, attraverso un progetto di ampio respiro a livello nazionale. Grazie a lei la cura di Raev si diffuse non solo in Italia, ma anche in Francia, Germania, Belgio, Regno Unito, Stati Uniti. In Germania questo fece escludere i malati di encefalite dal programma Aktion T4 voluto da Adolf Hitler per sterminare gli handicappati. Raev visitò l’Italia e, durante un’udienza al Quirinale, ricevette un’onorificenza reale ben visibile nella fotografia sulla sua tomba. La Regina Elena, invece, per la cura dell’encefalite – ma anche per l’assistenza ai feriti del terremoto calabro-siculo del 1908 e a quelli della Grande Guerra – ricevette la laurea honoris causa dall’Università di Roma. La Regina chiese di ricevere il diploma privatamente; infatti, la cerimonia di consegna si svolse a Villa Savoia.
Tonino Nocera