14\08\2013 – La crisi che stiamo attraversando, nonostante lo sforzo che sta compiendo il governo Letta, continua a manifestare i suoi effetti devastanti specie in Calabria. La sua drammaticità concorre ad allargare la forbice tra ricchezza e povertà da una parte e ad accrescere l’influenza dell’economia illegale sulla società. Il processo è quello di premiare i ricchi e punire i poveri (ma nella fascia della povertà cominciano ad entrare quelli che fino a ieri erano considerati ceti medi); ad estendere il potere di controllo e di attrazione dei poteri criminali variamente infiltrati. La cronaca dei giorni scorsi ci ha fornito un’ulteriore conferma. In questo processo senza fine la lettura economica rischia di portarci fuori strada. L’impoverimento materiale è il freddo misuratore aritmetico, ben più consistente è il processo che quegli indici rilevano. E’ in atto un decadimento di valori, una distorsione nel rapporto tra le persone, le persone e il prossimo tra l’individuo e la società. Ha ragione mons. Bertolone in una bella intervista su un giornale locale, nella quale individua i tarli della società contemporanea a testimonianza anche della sua funzione ecclesiale nel catanzarese. Il suo incitamento è forte, quasi un monito “occorre una rivoluzione culturale”. La sottolineatura semantica tra egotismo ed egoismo stimola a capire la smodata auto considerazione degli individui, come un’infezione, un limite delle menti, una narcisistica contemplazione di se stessi a prescindere dalla propria condizione che porta ad essere prigionieri dei segni del potere. Ecco la necessità di una rivoluzione culturale che spezzi le contrapposizioni ideologiche per approdare ad un nuovo e autentico senso della realtà, alla conquista spirituale della forza dei segni. Saper guardare alle miserie e alle ricchezze dell’umano, a quella religione immanente che sa distinguere l’errante dall’errore. Un messaggio quello di mons. Bertolone che guarda lontano, oltre le sofferenze del presente e che stimola la politica ad interrogarsi e a cogliere fino in fondo l’esigenza di recuperare se stessa alla funzione principe di saper guardare e leggere il presente per costruire il futuro. Un messaggio per i credenti e a tutta la politica: superate l’omologazione del potere, nel nome di un confronto e di una collaborazione che incorpori la verità la consapevolezza del limite e il senso dell’appartenenza. C’è qualcosa che ha a che fare con la missione del partito democratico il suo nome “consequentia rerum”. La sua capacità di mettersi in sintonia con il senso civico quel senso di sé che fa di una moltitudine una folla, di una folla un popolo organizzato per esprimere la propria sovranità e così costruire un’identità. Questo vuole essere il processo che ci guida nei prossimi mesi per costruire coi congressi un partito e nello stesso tempo scommettere sul governo delle città e della Calabria. E’ qualcosa che ci obbliga a rinnovare le politica, a produrre discontinuità e a rielaborare la nostra storia nel nome di una domanda di progresso e di futuro per la Calabria, l’Italia e l’Europa.
Crisi in Calabria, dichiarazione di Giovanni Puccio
Giovanni Puccio
Coordinatore regionale Pd