“Abbiamo dato seguito ad un importante percorso suggellando lo strutturato lavoro avviato con il prezioso contributo di Istituzioni e Associazioni ed arricchito dalla partecipazione all’evento nazionale di presentazione dei dati dell’Oms sulla violenza femminile alla presenza di Maria Cecilia Guerra, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega alle Pari Opportunità, di Sabrina De Camillis, sottosegretaria ai rapporti con il Parlamento e di Isabella Rauti, consigliera per le politiche contro la violenza di genere, promotrice della task force contro il femminicidio”. Con queste parole, i consiglieri regionali Tilde Minasi e Gabriella Albano commentano la recente deposizione della legge “Norme per contrastare la violenza di genere”. “Questo drammatico fenomeno, ormai esteso in qualsiasi contesto sociale, economico e culturale – aggiungono – non poteva lasciarci indifferenti. Abbiamo reputato opportuno, già dal nostro insediamento, cercare di andare incontro alle vittime di violenza tutelandole sotto diversi aspetti. La legge è nata da un percorso condiviso ed unitario, poiché crediamo fermamente che la sua redazione debba essere frutto di confronto e dialogo con chi, a vari livelli e per diversi aspetti, è a contatto quotidianamente con determinate problematiche”. “Nel dettaglio – spiegano Minasi ed Albano – il progetto è stato impostato avendo come punto di riferimento le risoluzioni dell’Onu, dell’Oms e dell’Ue e in applicazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, firmata a Istanbul l’11 maggio 2011 e ratificata dall’Italia con la legge del 27 giugno 2013, n. 77. Esso – proseguono ancora – si muove su tre direttrici prioritarie: la prevenzione, la formazione ed il sostegno. In particolare, ci siamo concentrate sulla sensibilizzazione dell’opinione pubblica in tema di diffusione della cultura della legalità, del rispetto dei diritti di relazione tra sessi, della lotta agli stereotipi di genere e iniziative volte a tutelare l’immagine della donna. Per quanto riguarda, invece, la formazione – specificano i due consiglieri regionali – quest’ultima sarà indirizzata, in primis, ad operatori sanitari e sociali, polizia locale e soggetti della rete affinché si possa fornire un’adeguata relazione per riconoscere il fenomeno e gestire il rapporto con le vittime. Altro aspetto riguarda il mondo della scuola attraverso programmi educativi finalizzati alla cultura del rispetto dell’altro, al superamento dei pregiudizi ed alla mediazione non violenta dei conflitti, così da intervenire prima che il disagio si manifesti. Per ciò che concerne il sostegno alle vittime, si prevede un incentivo alla legge regionale 21 agosto 2007, n. 20, (“Disposizioni per la promozione ed il sostegno di centri antiviolenza e delle case di accoglienza per donne in difficoltà”) ed a progetti personalizzati per offrire alla vittima ed ai suoi familiari un percorso di uscita dalla violenza, compreso il reinserimento sociale, lavorativo e abitativo”. Inoltre, i consiglieri regionali Minasi ed Albano stilano un focus sulle principali novità introdotte dalla proposta di legge. “Si tratta della ‘Rete regionale antiviolenza’ che consiste – ribadiscono – in una rete di relazione tra Comuni, Province, Aziende Ospedaliere, Sanitarie, Ufficio Scolastico Regionale e Uffici Scolastici Provinciali, Forze dell’Ordine, Prefetture, Magistratura, Centri Antiviolenza presenti sul territorio, Associazioni e Organizzazioni che hanno tra i propri fini istituzionali la lotta alla violenza di genere (ovvero i soggetti con cui ci siamo incontrate e confrontate per realizzare un intervento normativo di ampio respiro) con lo scopo di fornire procedure omogenee sul territorio regionale e attivare l’immediato intervento e l’assistenza legale gratuita alle vittime. Un ulteriore significativo passaggio – dichiarano ancora Minasi ed Albano – riguarda le cosiddette ‘Famiglie di prima accoglienza’: in altre parole, le vittime di violenza possono essere accolte anche in famiglie, appositamente formate, che, su base volontaria, si offrono di accogliere donne in difficoltà, al fine di garantire loro il ritorno ad un ambiente familiare sereno, in vista di un reinserimento sociale. Alla luce di ciò, la legge da il via all’ ‘Albo delle famiglie di prima accoglienza’ con lo scopo di individuare i nuclei familiari calabresi disposti ad ospitare le vittime. Viene altresì creato il ‘Centro di coordinamento presso le aziende sanitarie’. In pratica, le aziende sanitarie provinciali, i presidi ospedalieri ed i consultori devono attivare un centro di coordinamento per i problemi della violenza di genere su ogni zona di propria pertinenza, al fine di garantire l’immediato intervento di personale sanitario formato ad hoc per l’accoglienza, l’assistenza e la cura. Abbiamo anche pensato all’istituzione del Codice rosa presso ogni Pronto Soccorso, affinché vi sia un percorso di accoglienza dedicato che dovrà essere assegnato da personale addestrato a riconoscere segnali non sempre evidenti di una violenza subita, anche se non dichiarata ed alla creazione dell’‘Albo degli imprenditori solidali’ che siano disposti ad offrire un lavoro alle vittime di violenza di genere, ai quali la Regione assegna una targa con il proprio stemma e la scritta ‘Imprenditore solidale – Io dico no alla violenza sulle donne’, da esporre nella propria attività. Per il finanziamento dei progetti personalizzati – si soffermano ancora i due consiglieri – si ricorrerà al ‘Fondo regionale per il contrasto alla violenza di genere’. Da aggiungere inoltre – concludo Gabriella Albano e Tilde Minasi – la creazione di un ‘Centro di raccolta e analisi degli indicatori di violenza di genere – CERAI’ che avrà il compito di acquisire e analizzare, su scala regionale, i dati relativi all’aspetto fenomenico della violenza sul ruolo sociale di genere, in particolar modo in riferimento al femminicidio e all’omofobia; svolgere ricerche e studi sulle problematiche riguardanti la violenza di genere; effettuare il costante monitoraggio del fenomeno per sviluppare una conoscenza delle problematiche e armonizzare così le strategie di intervento da adottare sul territorio; curare i rapporti con la rete regionale antiviolenza. Esso raccoglie anche le buone pratiche a favore delle vittime e a sostegno dei percorsi di uscita dai comportamenti violenti per i responsabili degli abusi così come verifica l’efficacia delle iniziative intraprese e indicare le criticità emerse dall’analisi dei dati, al fine di fornire indirizzi di programma in materia di contrasto”.
cc L’Ufficio Stampa