I debiti di Reggio Calabria e il default di Detroit

rc_det“Il Comune di Reggio ha almeno 300 milioni di euro di debiti”, dicevano i primi soloni dello Stretto. “679 milioni è il deficit quantificato” scrivevano giornalisti poco obiettivi, trovano immediatamente sponda nelle amichevole bocche di fuoco di alcune correnti del Partito Democratico nostrano.

“Il disavanzo è di 109 milioni di euro” al 2012 sanciva l’ex Giunta comunale guidata da Demetrio Arena, trovano conferma, ampia e netta anche da chi poi ha preso le redini di palazzo San Giorgio all’indomani dello Scioglimento e cioè i Commissari Prefettizi, dunque un soggetto terzo, dunque una terna di Alti funzionari dello Stato catapultati a Reggio non per sventolare bandiere politiche ma per dire la verità ai reggini. Ed aiutarli. E la loro verità mette nero su bianco ad un disavanzo che nemmeno lontanamente tocca le cifre sparate a raffica, negli anni, in piena trance politica da alcuni soggetti.

E quelli che inneggiavano al disseto: “Siamo già in dissesto”, qualcuno gridava, altri illustri quanto preoccupanti docenti (!) universitari, dalle colonne di alcuni quotidiani calabresi, sparavano la loro sentenza: “Bisogna dichiarare il dissesto, è un bene per tutti, un bene per la città”.

Ci hanno provato con ardua passione e immancabile entusiasmo. Spesso e volentieri hanno trovato spazi e visibilità gratuita in giro per la città, ma alla fine nemmeno il dissesto è arrivato. E sapete perché? Perché la situazione economica del Comune di Reggio, a mente lucida e imparziale è tale e quale a quello di centinai di comuni italiani tanto che lo Stato è dovuto intervenire con un decreto ad hoc, un decreto, appunto, chiamato “anti-dissesto. Una manna dal cielo per gli Enti Locali dello Stivale, un aiuto insperato per alcuni: oro colato per gli amministratori. Reggio, con il finanziamento derivante da quel decreto e con i fondi giunti nelle casso di palazzo San Giorgio per i pagamenti dei debiti delle P. A. (anche questo provvedimento è targato Governo Nazionale e riguarda tutti gli Enti locali italiani) guarda ora con grande ottimismo al futuro, certamente con una serenità economica maggiore rispetto ad altri comuni, partiti in ritardo con i loro riconteggi dei residui (già, i residui, croce e delizia degli Enti locali) e lontani ancora “mille miglia” da quella visione razionalizzata e parsimoniosa della spesa pubblica.

Ma per i reggini si sa, il pettegolezzo vale più di mille certezze. Reggio è messa male, malissimo. Nessuno come lei in Italia. In Europa, nel Mondo.

Però, a tal proposito, sul Corriere.it (versione online del famoso corriere della sera) esce fuori una notizie sconvolgente, tanto da meritarsi ampie “aperture” e titoloni di grido: “Usa: Detroit dichiara la bancarotta”.

“La città di Detroit – si legge su corriere.it – , sede delle tre grandi case automobilistiche americane (Gm, Ford e Chrysler), ha presentato la richiesta di bancarotta. Si tratta – secondo la stampa Usa – della richiesta più grande mai presentata da una municipalità nella storia americana. La richiesta al giudice federale di accedere al Chapter 9 – che regola la bancarotta delle municipalità che possono chiedere assistenza per ristrutturare i propri debiti – è stata avanzata dal commissario straordinario di Detroit, Kevyn Orr, che ha dichiarato lo stato di insolvenza della città. La città del Michigan da anni era alle prese con un dissesto finanziario che l’ha vista più volte ricorrere a prestiti per finanziare operazioni che non hanno prodotto i risultati sperati sul fronte delle entrate. Il deficit nel bilancio cittadino è stimato in oltre 380 milioni di dollari (290 milioni di euro), mentre Orr ha stimato i debiti di lungo periodo a oltre 14 miliardi di dollari, forse tra 17 e 20 miliardi”.

Hai capito il Modello Reggio, ha fatto danni enormi anche dall’altra parte del Mondo, negli Usa.

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