Attrae l’attenzione di buona parte degli italiani il caso Kyenge. La ministra di colore è stata più volte oggetto di attenzioni deprecabili da parte di colleghi e non. Certo questa volta il leghista Calderoli c’è “andato” giù duro ha dichiarato pubblicamente che la donna gli ricorda un orango (grande scimmia asiatica). Il mondo politico, ed il Capo dello Stato in primis, si è indignato profondamente riguardo questa frase, tanto che lo stesso Calderoli si è scusato pubblicamente, telefonando alla ministra. Quest’ultima ha accettato le scuse sollevando però il problema di accertare le competenze dei colleghi prima di dare loro cariche istituzionali, perché le parole hanno un peso specifico e possono avere delle conseguenze che devono essere valutate attentamente. Mai parole, a nostro avviso, furono dette in maniera e circostanza così calzante. Cecyle Kyenge, ha espresso un pensiero che la gente medita da tempo, cioé: Come possano permettersi alcune persone di schernire in maniera così volgare. Stigmatizzato quindi il turpiloquio di Calderoli, viene da chiedersi però perché alcuni di coloro che insorgono giustamente oggi non manifestano la loro indignazione anche quando altri colleghi vengono insultati? Possiamo qui ricordare i tanti “nano” o “prostituta” con i quali sono stati spesso appellati pubblicamente altri parlamentari. Sono due appellativi ugualmente infamanti. Perché se sei basso non significa che tu sia “meno” degli altri, al pari di chi ha un colore della pelle diverso. Sono delle condizioni naturali che non devono e non possono essere fonte di discriminazione. Un sospetto legato alla vicenda (che anzi ché essere ridimensionata sembra ingigantita) è stato avanzato dall’ex comico ora leader del m5s. Con una lettura del tutto particolare di quanto accade. Secondo Beppe Grillo, la vicenda, sarebbe tutta una cortina di fumo per sviare gli italiani dai provvedimenti che il governo sta per varare (gli F35 in questo caso).
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