Ha raccontato qualcosa come 1200 partite in trentatre anni di Rai, ha seguito per la stessa emittente tre Olimpiadi, sei mondiali, una Coppa d’Africa e tre Europei, è stato consigliere nazionale dell’USSI per dieci anni ed ha ricevuto il premio USSI-CONI per la sezione radio nel 2010, una sorta di nomination all’Oscar. Tonino Raffa è stata la voce storica di Tutto il calcio minuto per minuto con circa 600 partite di serie A commentate ed altrettante di serie B. Ha iniziato l’attività giornalistica a metà degli anni sessanta, diventando pubblicista nel 1970 per poi passare tra i professionisti nel ‘75. Dal 1982, al fianco del mitico Enrico Ameri per le interviste del dopo partita nel programma di Radio2 “Domenica Sport”. Nel 1999, trasferitosi nella capitale, viene integrato nella redazione radiocronache del Giornale Radio.
Te la ricordi ancora la prima radiocronaca, la preparazione, l’emozione dell’esordio?
“Difficile dimenticarlo, Lecce-Campobasso, risultato finale 2-2. La consueta rassegna stampa pre-gara, la raccolta di quante più informazioni possibili sulle due squadre, per arrivare preparato all’incontro e raccontarlo nel migliore dei modi. La mia unica preoccupazione era quella di far bene. La vera emozione arrivò nel 1982, al fianco di Enrico Ameri, in occasione di Catanzaro Juventus, gara che sancì la vittoria dello scudetto bianconero. Segnò Brady su calcio di rigore, nella sua partita di addio, lasciava il posto per la stagione successiva, al grande Platini. A fine gara intervistai Paolo Rossi che rientrava dopo la lunga squalifica per il calcio scommesse. Fu una felice intuizione, perché qualche settimana dopo Beazort lo convocò in nazionale, l’Italia vinse il Mondiale e Paolo Rossi conquistò il titolo di cannoniere.”
L’esperienza più significativa ed emozionante della tua lunga carriera?
“Più di una esperienza. L’intervista con Pelè quella che ricordo con particolare piacere. Nel 1998 in Francia, in occasione della top 16, organizzata dalla Fifa, c’erano almeno 1000 giornalisti presenti. Finita la parte celebrativa, chiesi di poter intervistare Pelè, ma la possibilità di avvicinarlo spettava solo alle televisioni. Incrociai Saverio Montingelli, inviato Rai ma per la tv, riuscì ad affiancarlo e ad inserirmi nella lunga lista di giornalisti prenotati. Strappai ben sei minuti di intervista con quello che viene considerato il più grande giocatore di tutti i tempi. Per me fu una soddisfazione enorme. E poi inserirei anche le indimenticabili esperienze alle Olimpiadi di Atlanta, Atene e Pechino, momenti che ti entrano dentro, sotto i tuoi occhi, in 200 mq, hai la possibilità di osservare il mondo intero, gli atleti, i vari inni, i colori, le autorità sportive, i capi di Stato.”
In quaranta anni di giornalismo e 1200 gare raccontate, ci sarà qualche aneddoto particolare…
“ Quello che mi viene in mente al momento e la chiacchierata con Josè Altafini riguardo la storica partita di Wembley, con la vittoria del Milan sul Benfica grazie ad una sua doppietta. Gli feci subito simpatia e dopo uno scambio di battute, mi chiese se fossi interessato ad avere la maglia di Pelè, visto il suo stretto rapporto di amicizia. Ovviamente risposi di si, passò del tempo e quasi non ci pensavo più. Inviato agli Europei del 2008, nel corso della manifestazione, mi arrivò un messaggio di Josè, con il quale mi comunicava di essere in possesso della maglia di Pelè, autografata e con tanto di dedica. Apprezzai moltissimo quel gesto.
” Il cronista radiofonico più bravo di sempre
“Il radiocronista ideale è la perfetta fusione tra Enrico Ameri e Sandro Ciotti. Il primo era la radiocronaca, ritmo scandito, passione, grande racconto, il secondo era l’anima del tecnicismo radiofonico, con un lessico più ricercato. Il vantaggio di Ciotti rispetto agli altri, era quello di aver avuto un passato da calciatore e quindi la capacità di leggere situazioni tecniche e tattiche con più facilità. Insieme a questi, tre grandi conduttori, Bortoluzzi, De Luca e Provenzali.”
Il fascino della radio mai tramontato, anche negli anni della tv satellitare
“La radio trasmette un’emozione che è sempre diversa. Il racconto ti aiuta ad immaginare una partita che non vedi, il cronista oltre ad essere concentrato su ciò che commenta, deve preoccuparsi di essere chiaro e comprensibile verso chi ascolta. Ogni partita è come un’opera d’arte, la tavolozza è lo stadio, il pubblico ed i giocatori sono i colori, le parole sono le pennellate, citazione di Zavoli, uno dei tre inventori di Tutto il calcio minuto per Minuto.”
Hai vissuto la trasformazione del calcio, a quale periodo sei più legato?
“Io sono legato al calcio dei valori. Mi identifico maggiormente in quello degli anni 60-70, era tutto più romantico, quando i numeri di maglia andavano dall’uno all’undici e non esisteva l’esasperazione delle moviole. L’analisi tecnica è sparita a vantaggio del gossip, si tende ad alimentare la polemica, piuttosto che sottolineare un gesto tecnico. Nei grandi talk show televisivi, ci sono opinionisti che da una vita non vedono più partite dal vivo ma attraverso i monitor, quindi con una visione distorta, non completa.”
Una vita al servizio del calcio, con la Reggina nel cuore…
“Quando scegli di fare il cronista ed hai la fortuna di lavorare a livello nazionale, la squadra della tua città deve necessariamente diventare una delle tante. Bisogna raccontare la partita in maniera imparziale, questo concetto si rafforza se riguarda un cronista della Rai, perché si parla di servizio pubblico. Se la squadra della tua città vince, provi ovviamente piacere, ma tutto questo avviene il giorno dopo.”
Pensavi mai di dover commentare partite della Reggina in serie A?
“Quando la Reggina al Delle Alpi di Torino conquistò la massima serie, mi trovavo a Cosenza. Avvertivo il valore dell’evento e l’importanza di una promozione storica perché raggiunta per la prima volta. Commentai, invece, l’esordio della Reggina in serie A insieme a Livio Forma, fu una partita preparata tatticamente in maniera impeccabile dall’allora tecnico Franco Colomba. Kallon siglò la prima indimenticabile rete per la Reggina nel massimo campionato.”
L’ultima radiocronaca e quel saluto che ti ha commosso…
“Decisamente quella che mi ha dato più emozioni, tutte insieme. Parma-Juventus, vinsero gli emiliani con gol di Giovinco. Avvenne una cosa straordinaria. Cucchi e Provenzali nei minuti finali invertirono la scaletta dando a me l’onore del campo principale, spiegandone le motivazioni. Una sorta di standing ovation radiofonica, da tutti gli altri campi giungevano auguri e saluti da parte di tutti gli altri colleghi. Ho trattenuto a stento l’emozione, ma riuscì ad arrivare fino in fondo. Al termine di quei novanta minuti di sensazioni forti, un’ondata di messaggi. La società del Parma, invece, prima della partita, mi consegnò una maglia personalizzata con il numero 1125. Una giornata indimenticabile.”
Cosa consigli a chi si affaccia oggi al mondo del giornalismo sportivo?
“E’ necessaria una buona preparazione di base, l’umiltà, la curiosità, tradotta nel dover capire i fatti per poterli raccontare agli altri e l’amore per questo lavoro, insieme ad un aggiornamento costante. Niente potrà essere fatto bene, in qualsiasi settore lavorativo, se non ci sono dentro tutte queste caratteristiche.”
Per volere della Rai, Tonino Raffa, lavorerà da collaboratore esterno ancora per una stagione con la redazione di Tutto il calcio minuto per minuto, chiudendo la lunga e brillante carriera a conclusione della stagione calcistica 2011-2012. Oggi fa parte della squadra di Tutto il calcio blog e cura la rubrica “La posta di Tonino Raffa”.