La privacy in Italia è in serio pericolo, questo quanto emerge dalla prima relazione annuale al Governo del Garante per la privacy. I dati mostrano chiaramente quanto il problema abbia raggiunto livelli preoccupanti; oltre 4180 tra segnalazioni e reclami, 395 ispezioni, 578 sanzioni e 460 provvedimenti collegiali. Tra i primi responsabili ci sono le azioni di telemarketing aggressivo, le aziende che gestiscono i call center continuano, in modo poco chiaro per l’utente, ad ottenere il consenso per l’utilizzo del loro numero telefonico. Si passa poi alle società finanziarie che, è stato scoperto, hanno conservato i dato personali oltre i limiti consentiti dalla legge.
Anche il posto di lavoro non è più un luogo sicuro per la privacy. I diffusissimi apparati di videosorveglianza, installati a scopo anti-rapina ed anti-taccheggio, sono spesso utilizzati per monitorare i dipendenti nel corso della loro giornata lavorativa.
Anche strumenti come le “scatole nere”, dispositivi che monitorano e registrano l’attività del veicolo, installate sulle vetture al fine di ottenere sconti sull’assicurazione sono cadute nel mirino del Garante, a quanto pare i dati raccolti risultano essere troppi e non gestiti con un’adeguata attenzione. Grande attenzione è stata posta anche nei confronti del vastissimo mondo virtuale di internet.
Realtà come blog, forum, social network e siti web sono una minaccia costante. In particolare gli operatori “over the top” quali Google, Facebook ed Amazon «presso i quali si concentra, indisturbato, l’oceano di informazioni che circolano in rete». Resta comunque importante la massima attenzione da parte dell’utente volta ad un’autotutela della propria privacy e dei propri dati, in qualsiasi situazione.