L’igiene alimentare e i rischi derivanti da una negligenza diffusa da parte di consumatori e produttori, sono argomenti che spesso non vengono considerati con l’adeguata cautela e importanza. Ma qual è la situazione a Reggio Calabria? A spiegarcelo il Direttore dell’area igiene alimenti di origine animale dell’Asp 5 di Reggio Calabria, Salvatore Borruto. “Il nostro è un lavoro che molte volte viene svolto nell’ombra nonostante operiamo in ben 25 comuni dell’ex Asl 11- ha sottolineato il direttore – il cittadino difficilmente conosce il servizio veterinario che si occupa dell’ispezione degli alimenti. Il nostro compito è quello di tutelare la salute pubblica attraverso il consumo degli alimenti stessi”. I rischi di intossicazione alimentare sono spesso sottostimati. Esiste un problema di comunicazione soprattutto da parte dei medici di famiglia che, pur identificando il problema e curandolo con una terapia adeguata, non indaga su quale sia la causa. Inevitabile una conseguente scarsa presa di coscienza del fenomeno e dunque una crescente superficialità a riguardo da parte dei cittadini. “Queste intossicazioni – prosegue il direttore Borruto, supportato da altri ispettori d’igiene –creano dei danni economici ad effetto domino attraverso spese farmaceutiche, ospedalizzazioni, assenza dal posto di lavoro. Attorno al fenomeno, c’è uno spreco economico ingente che è quasi impossibile quantificare. Per comprendere il livello di “leggerezza” a riguardo, basti pensare che, in soggetti già affetti da specifiche patologie, una tossinfezione di poco conto può causare la morte”. Nonostante tutto, il comparto igiene alimenti di origine animale dell’Asp di Reggio Calabria, opera nella massima meticolosità attraverso iter procedurali parecchio articolati e complessi. Il sistema di controllo avviene attraverso tre funzioni di servizio: la funzione ispettiva, la funzione campionatoria, che prevede controlli analitici di laboratorio e, infine, la funzione di verifica di corretta tracciabilità del produttore. Il tutto per scongiurare i pericoli di natura fisica, chimica e batteriologica relativi ai prodotti stessi. “Queste fasi – ci spiega il direttore Borruto – vengono applicate quotidianamente dal personale che opera nel territorio. Il ministero impone una programmazione territoriale che annualmente consente di redigere un modulo sullo stato di sicurezza alimentare in tutta Italia. Il nostro lavoro consente al ministero della salute di applicare quelle operazioni correttive volte alla prevenzione del rischio di intossicazione alimentare derivante da prodotti di origine animale”. Secondo il direttore del comparto, la maggiore responsabilità dei disagi di origine alimentare, appartengono al consumatore che tende ad acquistare prodotti di scarsa qualità. La ricerca ossessiva del risparmio, aumenta dunque il rischio nell’ambito igienico sanitario. Manca la cultura nella scelta degli alimenti. L’area igiene alimenti di origine animale dell’Asp 5 di Reggio Calabria ha il compito di garantire alimenti sicuri. Al di là della fase programmatoria, che viene stabilita a inizio anno, il 20% di operatività viene considerata per interventi di emergenza quali le allerte pervenute attraverso il sistema Rafs della comunità europea. Un alimento commercializzato nei 27 stati membri, può essere ritenuto non idoneo, viene notificato agli uffici del ministero della salute e conseguentemente vagliato al sistema di allerta europea. Il prodotto con il suo numero specifico di lotto, se risulta commercializzato in tutta Europa, viene sequestrato o distrutto. Gli alimenti che sono esposti a maggiori rischi, sono quelli che hanno un consistente contenuto di acqua o quelli che richiedono una conservazione a precise temperature. La negligenza è presente, oltre che nei consumatori, anche nei titolari di ristoranti e pizzerie che al momento della ricezione della merce non applicano le norme previste dal cosiddetto modulo di non conformità. L’area igiene degli alimenti di origine animale dell’Asp di Reggio Calabria ha inoltre il compito di monitorare il lavoro dell’operatore del settore alimentare che a sua volta ha il compito di verificare l’applicazione delle norme comunitare sulla merce, onde evitare sanzioni che variano dall’amministrativo al penale.
Simone Praticò