Roma: si spegne all’età di 94 anni Giulio Andreotti, protagonista della vita politica italiana

Per decenni al centro della vita politica italiana, ha guidato il governo per sette volte.  Si è spento alle 12.25 nella sua casa di Roma il senatore Giulio Andreotti. Lo hanno reso noto i suoi familiari. La sua carriera inizia già alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando al seguito di Alcide De Gasperi diventa membro della Costituente nel 1946 ( fu De Gasperi  infatti ad introdurlo nella scena politica nazionale, designandolo quale componente della Consulta nazionale nel 1945 e successivamente favorendone la candidatura alle elezioni del 1946 all’Assemblea Costituente). Giulio Andreotti  ha dominato la scena politica degli ultimi cinquant’anni: sette volte presidente del Consiglio, otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli Esteri, due volte delle Finanze, del Bilancio e dell’Industria, una volta ministro del Tesoro e una ministro dell’Interno, sempre in Parlamento dal 1945  e senatore a vita dal 1991. Nella sua lunga vita politica, Giulio Andreotti ha subìto due grandi processi, entrambi terminati con un’assoluzione ( il processo di Palermo e il processo di Perugia). Il principale processo ad Andreotti è stato quello che, a Palermo, lo vide imputato per associazione mafiosa. Il 27 aprile 1993 La Procura di Palermo chiese al Senato l’autorizzazione a procedere contro Andreotti per associazione mafiosa: fu concessa il 30 giugno 1994. La sentenza di primo grado, il 23 ottobre 1999, mandò assolto l’imputato «perché il fatto non sussiste». La sentenza di appello, il 2 maggio 2003, distinse invece tra il comportamento dell’imputato fino all’anno 1980 e in quelli successivi, e nelle motivazioni stabilì che Andreotti era colpevole di associazione mafiosa, «ma fino alla primavera 1980», e che quel reato però era da considerare «estinto per prescrizione». I giudici della Corte d’appello di Palermo nelle loro motivazioni scrissero che era esistita «un’autentica, stabile ed amichevole disponibilità dell’imputato verso i mafiosi fino alla primavera del 1980». Per i fatti successivi, invece, Andreotti venne assolto. Il 15 ottobre 2004 la Cassazione confermò la sentenza di secondo grado. Andreotti è stato processato a Perugia, invece, come mandante dell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, ucciso per strada a Roma, a colpi di pistola, il 20 marzo 1979. Il 24 settembre 1999 la Corte d’assise di Perugia prosciolse Andreotti perché non aveva commesso il fatto. Andò diversamente in secondo grado: il 17 novembre 2002 fu condannato a 24 anni di carcere come mandante dell’omicidio. Il 30 ottobre 2003, però, la Cassazione annullò la condanna di appello e rese definitiva l’assoluzione di primo grado.

Annamaria Milici

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