21\04\2014 – Con 738 voti a favore e standing ovation, ieri alle sesta prova il Parlamento Italiano ha “partorito” il “nuovo” Presidente delle Repubblica. Si tratta di Giorgio Napolitano il presidente uscente, che trattenuto per la giacchetta da leader dei maggiori partiti italiani ha dovuto, in coscienze e responsabilità, riaccettare l’incarico. Napolitano è anche l’unico presidente della Repubblica Italiana ad essere stato, questo a testimoniare l’importanza e la delicatezza della decisione in un momento storico-politico-economico particolare che il nostro paese deve riuscire a superare. Si doveva dare stabilità alla nazione ed è stata scelta la via condivisa più facile, così come dall’inizio aveva indicato, dall’alto della sua grande esperienza politica, il leader Berlusconi. Il cavaliere preso atto di avere perso le elezioni per uno 0,39%, aveva ben chiaro che il rivali vincenti non avrebbero avuto i numeri per governare da soli ed invitava già due mesi fa a scelte condivise tutti gli schieramenti per il bene del nostro paese. Contestazioni verbali violente sono invece arrivate dal Movimento 5 stelle che si è sentito forse fuori dai “giochi”, ma i grillini non hanno considerato il fatto che fuori gioco ci si sono messi da soli quando si sono ostinati sul nome di Rodotà senza accettare un dialogo, termine che loro spesso confondono con il vocabolo inciucio. Hanno avuto un risultato importante dalle elezioni scorse, ma questo non significa che quello che decidono o scelgono tra di loro e con i loro meccanismi di rete debba poi essere quello che il paese vuole. L’Italia ha “detto” che ci sono circa 10 milioni di persone che hanno votato PDL ed altrettante che hanno votato PD per cui se i rappresentanti di queste coalizioni hanno ritenuto in piena costituzionalità d’azione di rieleggere l’ex Presidente Napolitano, non si può che accettare la decisione e prenderne atto. Inutili e dannose le proteste, pericolosissimi i toni usati dal leader 5 Stelle Beppe Grillo che, gridando al golpe, aveva incoscientemente (si spera) infiammato gli animi dei suoi seguaci invitandoli a convergere tutti nella capitale. Fortunatamente qualcuno resosi conto del clima di tensione creato ha provveduto ad abbassare i toni della protesta, scongiurando il peggio. Buon lavoro quindi al Presidente che sa di essersi preso una grossa responsabilità e conosce l’urgenza di agire e sbloccare il paese dall’immobilità a cui l’ha costretto un Partito Democratico dimostratosi ancora una volta in incapace di governare e colmo di odi rancori e fazioni interne che ne limitano all’atto pratico le funzioni. Se questa volta i politici falliranno fomenteranno ancora una volta l’antipolitica favorendo il movimento di Casaleggio.