La situazione dei diritti umani in Arabia Saudita è considerata generalmente lontana dagli standard occidentali ed in particolare le donne saudite subiscono forti discriminazioni in molti aspetti della loro vita, compresa la famiglia, l’educazione, l’occupazione e il sistema giudiziario. Sulle strade pubbliche alle donne non è permesso di portare una bicicletta o di andarci. È inoltre proibito loro di guidare autoveicoli. Tuttavia in questi ultimi giorni il giornale ARABIA ha comunicato che la polizia religiosa del regno sta permettendo alle donne di guidare moto e biciclette, ma solo in ristrette aree ricreative. Lunedì il giornale web Al Yawm al Sabi citando un anonimo funzionario della potente polizia religiosa ha riferito che le donne possono andare in bicicletta nei parchi ed in aree ricreative, ma devono essere accompagnate da un parente maschio e vestite dall’abaya, l’indumento femminile utilizzato nei paesi musulmani, dalla testa ai piedi. L’Arabia Saudita segue un’interpretazione ultraconservatrice dell’Islam e alle donne vieta di guidare. Il giornale non ha comunicato le motivazioni che hanno innescato la revoca del divieto. Il funzionario inoltre ha dichiarato che le donne non possono utilizzare le biciclette per il trasporto, ma “solo per divertimento” e che dovrebbero evitare luoghi dove i giovani si riuniscono” per evitare atti persecutori.” Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che si è impegnato per l’emancipazione delle donne accoglie la notizia con la speranza che il percorso avviato possa raggiungere alla piena parità anche in paesi dove tutt’oggi sembra ancora lontana.
comunicato stampa – Gianni D’Agata