06\03\2013 – Roccu u Stortu, storica produzione della Compagnia Krypton che ha imposto all’attenzione del pubblico e della stampa Fulvio Cauteruccio come attore e regista, nella stagione 2001-2002 è stato uno spettacolo “rivelazione”, rappresentato nei più importanti festival e in prestigiosi teatri con una tournee lunga tre anni. Trasmesso integralmente nel programma “Teatri Sonori” di Radio Tre Rai, segnalato da Il Patalogo 2001 nella sezione “22 spettacoli per un anno” tra le più significative produzioni in termini di qualità, originalità, impegno interpretativo e valori culturali, è stato registrato all’Anfiteatro di Palmi per “Palcoscenico” di Rai2 che lo ha mandato in onda il 10 maggio 2003. A distanza di 11 anni dal debutto, Fulvio Cauteruccio, con una maggiore consapevolezza, decide di ridare voce e carne alla storia rabbiosa e coinvolgente del contadino calabrese Roccu, che va in guerra, la Prima Guerra Mondiale, per un pezzo di terra. Una storia sempre attuale in un mondo che non impara dal tragico passato. Ma Roccu è anche altro. E’ un bracciante che vive della raccolta d’olive, frutto che in Calabria gode di un religioso rispetto. E’ uno storico che racconta, in perfetto italiano, una terribile cronaca di guerra, una infame e ben documentata epopea. E’ infine “u stortu”, lo scemo del villaggio, l’uomo che ha subito un danno e che ha urgenza di parlare. Lo fa attraverso un lungo assolo interiore fitto di proverbi, filastrocche e canzoni. Il racconto di uno spirito libero che compone un violento attacco all’ordine militare in guerra e al governo dei Savoia, rigenerando al tempo stesso il dialetto in un idioma assolutamente contemporaneo. Lo spettacolo incrocia l’esperienza drammaturgica di Francesco Suriano, autore segnalato con questo testo al Premio Riccione Teatro 1999, con la maturità artistica raggiunta da Fulvio Cauteruccio.
Segnalazione Premio Riccione per il Teatro 1999
“Omaccione calabrese che si avanza tra latrati di cani e urla di bambini, Roccu u Stortu reincarna l’eterna vicenda dell’uomo condannato ad un destino militare, come Svejk o il soldato dell’Histoire. Dopo una premessa da raccoglitore di olive, eccolo imbarcato nella Brigata Catanzaro col miraggio di conquistarsi nella Grande Guerra un campo da coltivare e una moglie, mentre gli toccherà l’inferno della trincea sotto soprusi d’ogni genere prima di finire fucilato nella decimazione del suo drappello accusato di rivolta e insubordinazione. Questa infame e ben documentata epopea ce la riversa addosso lui stesso in un lungo monologo in cui, passando da un italiano burocratico ad una ricostituzione del suo dialetto vitale, assume volta a volta le figure dello storico, soldato, ufficiale, senza esimersi dall’intonare canzoni o filastrocche. Stortu era stato l’entusiasmo per la fortuna militaresca, ma coinvolgente e atrocemente effica ce ne è il racconto grazie ad una popolare povertà densa di dettagli quotidiani e di macabra ironia”.
c.s.