Ipotesi di declassamento della stazione di Lamezia Terme

“L’ipotesi di declassamento della stazione di Lamezia Terme, uno degli scali ferroviari più importanti e strategici della Calabria, se confermata, rappresenta un ulteriore e penalizzante atto messo in campo dal gruppo Ferrovie dello Stato che prosegue, con arroganza, nel suo disegno di abbandono del sud e della Calabria in particolare”. Lo sostiene, in una dichiarazione, il presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico. “Siamo di fronte – aggiunge – ad una politica industriale che non si può che definire ‘secessionista’ da parte di una società pubblica che continua nella sua strategia di abbandono che non è possibile accettare e che richiede immediati interventi del Governo, del Ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e dei trasporti in particolare, e del Parlamento”. “La stazione ferroviaria di Lamezia Centrale, se trasformata in semplice fermata, senza più presidi e servizi essenziali, e completamente chiusa di notte, come si ipotizza – dice ancora Talarico – rappresenterebbe l’ulteriore spoliazione, nell’ambito del sistema dei trasporti ferroviari in Calabria. Un ridimensionamento che arriva dopo il declassamento già avvenuto di altri scali ferroviari e la soppressione di treni a lunga percorrenza che collegavano la Calabria al Nord e viceversa. Il gruppo Ferrovie dello Stato fugge dalla Calabria, non assicura più servizi essenziali e crea grandi danni al nostro territorio, operando in maniera discriminatoria tra le diverse aree del paese. Senza un sistema di trasporto ferroviario efficiente, con strutture e servizi adeguati, l’Italia non può dirsi integrata fisicamente”. “Il gruppo Ferrovie dello Stato, con la sua politica penalizzante – conclude Talarico – dimostra di andare in senso contrario alle esigenze del Paese. Istituzioni, forze sociali, rappresentanti tutti della Calabria in Parlamento, informazione, debbono muoversi in sintonia e far fronte comune su una questione dalla quale dipende buona parte delle nostra capacità di crescita e di sviluppo”.

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About the Author: Giuseppe Dattola