Il 2013 non si apre di certo all’insegna delle speranze di una ripresa economica repentina, e nemmeno con la più semplice speranza della “famosa luce alla fine del tunnel” che circa un anno fa, l’ancor “più famoso governo tecnico” dichiarava di vedere ed assicurava che entro fine 2012 ci saremmo accorti della ripresa. Ma lasciando stare le critiche e le varie allusioni, questa penultima settimana di gennaio, di certo non brilla per le belle e rassicuranti notizie economiche.
Ritorna alla ribalta, il caso MPS, cui già abbiamo parlato precedentemente; con le dimissioni di Giuseppe Mussari, ora presidente ABI, ai tempi presidente MPS. Quest’ultima ora dovrà rimediare con 3,9 miliardi di prestiti pubblici “Monti bond” per ripianare il buco di bilancio.
Altra eredità della passata gestione della “cosa pubblica”, sono gli ESODATI. Che tutt’oggi nessuna sa ancora quanti siano con esattezza! Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, «non è stato informato» su eventuali nuovi esodati (le persone che a causa dell’ultima riforma delle pensioni e di accordi aziendali avvenuti prima della stessa rischiano di rimanere senza stipendio e senza pensione), così come pubblicato dal quotidiano «Il Messaggero». Secondo il quotidiano, oltre ai 140 mila esodati salvaguardati dal governo, secondo dati INPS, ce ne sarebbero altri 150 mila da contemplare, i quali rischierebbero seriamente di rimanere senza alcuna fonte di reddito. “È una fonte Inps, dovete chiedere all’Inps – afferma il ministro Fornero- visto che ci sono conti dei quali il ministro ancora una volta non viene informato».
La replica del direttore generale dell’INPS, Mauro Nori, non si fa’ attendere dichiarando che : “non ha effettuato ulteriori elaborazioni statistiche, sui lavoratori esodati, che non siano quelle già note” ai ministeri del Lavoro e dell’Economia; quindi al caos dei numeri possiamo aggiungerci la polemica. Tanto per non far mancare nulla, l’Unione Europea, trema per la decisione presa dal primo ministro inglese Cameron. Un referendum con una domanda chiara: ”dentro o fuori”, se lasciare o rimanere nell’UE. Cameron ha promesso che i britannici avranno davanti una “scelta semplice” in un referendum da tenersi dopo le prossime elezioni del 2015, e nel caso in cui i conservatori dovessero vincerle, nella prima parte della prossima legislatura, entro la fine del 2017 al più tardi. “Io voglio che l’Unione europea sia un successo. E voglio un rapporto tra la Gran Bretagna e l’Ue che ci veda dentro l’Unione” afferma Cameron.
Barroso afferma che la GB deve rimanere membro dell’UE; Hollande auspica che la GB rimanga nell’unione, il presidente dell’ europarlamento Martin Schulz afferma che : “Europa ‘à la carte’ non è un’opzione, dobbiamo concentrarci su lavoro e crescita più che perderci dietro discussioni sui Trattati”. “La Germania vuole che la Gran Bretagna resti parte dell’Ue attiva e costruttiva”. Lo ha detto il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle commentando il discorso di Cameron. Questo è quello che ci si paventa per il 2013, oltre alle elezioni politiche e quindi decidere a chi far traghettare questo paese ormai in piena crisi recessiva.