Il 2013 inizia con l’ufficializzazione dell’entrata in vigore del nuovo metodo antievasione ed antielusione del reddito, sì signori, perliamo del REDDITOMETRO. E’ in sostanza uno studio di settore sulle famiglie, dove l’onere della prova è a tuo carico, dovre la presunzione di innocenza non esiste, anzi a prescindere siamo tutti poteniali evasori ed elusori del fisco. Chi lo ha ideato? Chi lo ha votato? Questo non è dato a sapersi, specialmente ora in campagna elettorale. Monti afferma : “Una misura decisa dal precedente governo; Io non l’avrei messo” ; Quindi chiederemo al precedente premier, che nega. Bersani nicchia e non si pronuncia. Adusbef, per voce del suo presidente Elio Lannutti afferma che il redditometro (sconfessato di recente dallo stesso presidente Monti), varato alla vigilia di Natale in palese violazione degli art. 3,24 e 53 della Costituzione e dello Statuto dei diritti del contribuente, poiché pone a carico del cittadino contribuente l’onere della prova, che in qualsiasi civiltà giuridica dovrebbe essere posto in capo all’amministrazione pubblica, la quale dispone di strumenti invasivi e di accesso ai conti correnti bancari e postali, non c’entra nulla con la lotta all’evasione, assomigliando ad uno strumento coercitivo teso a terrorizzare i contribuenti onesti piuttosto che gli evasori.
Nelle ultime ore l’Agenzia delle entrate ha dato dei chiarimenti precisando che : “I pensionati, titolari della sola pensione, non saranno mai selezionati dal nuovo redditometro che è uno strumento per individuare i finti poveri e l’evasione “spudorata”, dove per evasione spudorata si intendano «i casi in cui alcuni contribuenti, pur evidenziando una elevata capacità di spesa, dichiarano redditi esigui, usufruendo così di agevolazioni dello Stato sociale negate ad altri che magari hanno un tenore di vita più modesto.” A conti fatti, come rivela la Cgia di Mestre, occorre essere davvero sfacciati per incappare nei controlli del Fisco. La legge difatti concede almeno un 20% di “spread” tollerato tra quanto speso e quanto guadagnato. A questo l’Agenzia delle entrate aggiunge una franchigia di 12 mila euro l’anno. Tolti questi “sconti” le soglie di reddito minimo dichiarabile al di sotto delle quali una famiglia è a rischio evasione sono talmente basse che violarle sarebbe un’operazione di doping fiscale non solo inutile, ma stupida. In altri termini, se dichiaro 50mila euro ne posso spendere fino a 72 mila per stare tranquillo, grazie al “bonus” di 22 mila euro (il 20% di 50 mila, cioè 10 mila, più 12 mila). Oltre i 72 mila potrei essere chiamato a giustificarmi. Ma senza ansia da scontrini della spesa. Valgono anche le “spiegazioni logiche non documentate”.