Erano gli anni sessanta e “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti…” (Manzoni, I Promessi Sposi), offriva i suoi natali a Giacomo Tedoldi. Lecchese di nascita, vissuto a Chiavenna fino alla maggiore età, milanese d’adozione, una laurea in fisica ed una carriera nel campo commerciale, Tedoldi è il brillante autore de Il Seme dell’Anima, nuovo ed avvincente romanzo di fantascienza di recente pubblicazione. Pur annoverando una vasta produzione di racconti e romanzi, Il Seme dell’Animaè la prima opera pubblicata dall’autore.
Sono una persona semplice, che ama cercare il lato poetico della vita. Credo che dare una dimensione artistica all’esistenza aiuti a sopportare meglio i dolori e le sventure. Amo sognare e dentro di me tutti questi sogni si alimentano e crescono, per divenire storie e cose da raccontare. Fatico ad accettare le logiche di questo mondo, il consumismo, la competitività ad ogni costo, il bisogno di apparire a scapito degli altri. Eppure, nonostante ciò, la mia carriera in campo commerciale mi ha “obbligato” ad accettare tutti i compromessi che il business ti impone, e forse proprio per questo amo rifugiarmi nel mio mondo di sogni, almeno quando scrivo.
“Il seme dell’Anima” è la sua prima opera pubblicata ma non l’unica. Cosa rappresenta per lei la scrittura?
La scrittura è il mio “piccolo mondo fatato”, dove posso creare tutto ciò che mi passa per la mente realizzando un mondo che nella realtà non esiste. Nel quale la sensibilità e la comprensione alla fine vincono. Amo scrivere favole e novelle in cui emergono quelli che considero i veri sentimenti dell’umanità, ovvero quel lato dell’uomo che lo porta ad abbandonare gli egoismi tipici della nostra razza.
La mia umanità del 2723 è un’umanità positiva, che ha superato la crisi dovuta alla fine del petrolio e sconfitto lo spettro della guerra. Un’umanità che vive in città giardino prive dell’inquinamento che caratterizza i nostri attuali agglomerati urbani. Ma è anche un’umanità sfortunata perché la Terra, il suo bel pianeta, viene distrutto da una gigantesca meteora che lo rende inabitabile. Per questo una piccola parte della razza umana emigra su Marte, lasciando la gran parte degli esseri umani sulla Terra a morire…
Ernesto, il suo personaggio, è un uomo di cultura ed a questo deve la sua esistenza. Che uomo è?
Prima che la grande meteora distrugga la Terra, 500.000 persone, tra cui Ernesto, vengono ibernate in 100 città, che vengono protette da bolle d’ energia per non essere distrutte. Ernesto viene ibernato con 5.000 compagni nella bolla di Roma. 15.000 anni dopo l’ impatto la Terra dovrebbe tornare abitabile, ma gli uomini di Roma si risvegliano dopo 152.000 anni in un sistema solare deserto… dormendo 10 volte di più del dovuto. Ernesto, un geologo di mezza età, come tutti è sconcertato e spaurito, trovandosi ad affrontare una situazione imprevista e imprevedibile, contro un nemico vegetale divenuto nel frattempo il nuovo padrone della Terra. Lui incarna lo spirito di una buona umanità, umile ma tenace, che faticosamente ma con determinazione cerca una strada per uscire da una situazione drammatica. E’ un uomo buono ed equilibrato che quando si troverà a dover difendere la sua famiglia e la sua razza, scoprirà di possedere aggressività e risorse inaspettate.
Nel romanzo emergono coscienza, scelte e sopravvivenza. E’ un monito per l’uomo?
Si, il romanzo vuole essere una sorta di monito per l’ umanità. Mentre i romani dormono per 152.000 anni, una parte della razza umana si evolve in forma spirituale abbandonando i propri corpi e divenendo puro spirito, migrando in uno “spazio” senza tempo. Sarà questa nuovaforma spirituale ad avere un ruolo decisivo per la sopravvivenza della razza umana. L’ umanità evoluta in forma spirituale, è quanto di più io possa pensare simile a Dio, la sintesi finale di una buona evoluzione che ha trasformato uomini di carne meschini ed egoisti in un’entità piena di amore, tenerezza e comprensione. Il mio romanzo è un monito, che racconta di come la salvezza dell’uomo dipenda da una corretta e giusta evoluzione della nostra razza, che altrimenti andrà incontro alla fine…
Malgrado un quadro alquanto critico descritto nel romanzo, la narrazione non perde mai una visione fondamentalmente ottimistica delle capacità umane. Possiamo associarla alla sua personale visione della realtà?
Attualmente il nostro mondo sta vivendo una fase involutiva, in cui la civiltà tecnologica ha portato un indubbio benessere in una parte del pianeta, facendone però pagare lo scotto ai paesi del terzo mondo. Questo non è altro che il frutto di un consumismo dissennato, alimentato da multinazionali mosse dalle logiche di profitto e crescita di fatturati. Una fase in cui le necessità spirituali dell’uomo sono state accantonate, per soddisfare solo i capricci dei paesi ricchi. Ma comunque penso che fondamentalmente nella razza umana ci siano più cose buone che cattive, e che alla fine prenderemo la strada giusta divenendo un popolo migliore. Sono profondamente convinto che la nostra civiltà sia giunta a un bivio, nel quale se non emergerà una coscienza comune e sociale improntata sull’altruismo e su uno stile di vita più in sintonia con i veri sentimenti della Terra, saremo destinati a naufragare. Ma sono altresì speranzoso, parecchi movimenti sono nati o stanno nascendo, dal rispetto per l’ambiente alle associazioni umanitarie, credo che ci sia ancora speranza….
Un sentito ringraziamento a Giacomo per la sua disponibilità alla nostra intervista. Per coloro che fossero interessati a Il Seme dell’Anima di Giacomo Tedoldi, il romanzo è disponibile on-line, pubblicato dal “Gruppo Albatros Il Filo” nella collana Nuove voci (digitando in Google: Il seme dell’anima-il filo).