Ultimo aggiornamento Mercoledì 7 Novembre 2012 ore 17 e 26
Presidenziali 2012 – Dopo la netta vittoria sullo sfidante repubblicano, il presidente Obama può godersi un risultato che a tratti è sembrato storico. Nessun testa a testa, nessuna vittoria sul filo di lana, ma un’affermazione capace di spazzare via ogni dubbio sul secondo mandato alla Casa Bianca per il ragazzo di Chicago.
Passiamo ai numeri. Se da un lato il presidente ha avuto il favore dei grandi elettori, con ben 303 grandi elettori, contro i 206 di Romney (ancora mancano i dati dello spoglio in Florida), dall’altro il voto popolare si è fermato sostanzialmente ad una percentuale di 49 pari.
Tutto è filato liscio, nonostante le paure della vigilia: alla fine non è servito nemmeno aspettare il risultato del «Sunshine State»,la Florida, e nemmeno quello della cruciale Virginia. A rivelarsi decisivo, come ci si attendeva alla vigilia, è stato l’Ohio. Vinto questo Stato è bastato aspettare i risultati degli Stati della West Coast (dalla California a quello di Washington), e la soglia dei 270 elettori necessaria per l’agognata è stata superata.
Romney, vittorioso negli Stati del sud, ha confermato il testa a testa nel voto popolare, regalando un pò di suspense al match, non concedendo immediatamente la vittoria. Dopo l’annuncio di tutti i media, l’ex governatore del Massachusetts ha aspettato un’ora prima di far sapere che aveva chiamato Obama per congratularsi: «Auguro al presidente, alla First Lady e alle loro figlie ogni bene. Questi sono tempi molto difficili per la nostra grande Nazione».
Inutile dire che gli otto anni dell’amministrazione Bush hanno lasciato in eredità un paese e un partito repubblicano in pezzi. La linea del partito repubblicano degli stati del sud, e della contrarietà alla riforma sanitaria e ai sussidi contro gli immigrati è una via che non ha portato da nessuna parte. Questo è l’anno zero per un partito che dovrà fare i conti con il proprio passato recente, per cercare di aprire una nuova fase, oltre le politiche reganiane degli anni 80. Non ci resta che augurare buon lavoro al presidente Obama, in puro stile a stelle e strisce.
Salvatore Borruto