Non riusciamo proprio a capire come si possa accettare l’idea che risiede nella consapevolezza che rinunciare al Ponte oggi costa anche più che realizzarlo. La legge di Stabilità che il Governo dei tecnici presieduto dal Prof. Monti si accinge a varare, speriamo possa arenarsi nei pressi del Ponte sullo Stretto e, più precisamente, laddove all’articolo 8 del documento vengono evidenziate tutte le paradossali contraddizioni insite in una simile scelta: «Al Fondo per lo sviluppo e la coesione è assegnata una dotazione aggiuntiva di 300 milioni di euro per l’anno 2013 per far fronte agli oneri derivanti da transazioni relative alla realizzazione di opere pubbliche di interesse nazionale». Quali opere? A chiarire ogni dubbio è l’allegato tecnico al provvedimento. Dove si spiega con linguaggio più semplice: «in particolare, si tratta delle penalità contrattuali per la mancata realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina». L’annunciato voto contrario dei deputati pidiellini La Loggia e Foti siamo certi che non sarà il solo se il Governo dovesse decidere di andare avanti per la sua strada nell’intento di bloccare la costruzione dell’opera. Il paradosso quindi, per usare le parole dello stesso La Loggia, è che il definitivo abbandono del progetto finirà per pesare sulle tasche degli italiani più della sua stessa realizzazione. Il costo complessivo dell’opera, infatti, è stato stimato in 8,2 miliardi di euro. «Di questi, però, sono a carico dello Stato solo 1,7 miliardi, ad oggi già deliberati dal CIPE ». Non saranno pagate penali per soli (si fa per dire) 300 milioni di euro, in realtà supereranno di gran lunga i 500 milioni . A questi si dovranno aggiungere i soldi già spesi per un ulteriore somma pari a circa 320 milioni di euro. E poi ancora i costi legati alla smobilitazione dei cantieri e al ripristino dello stato dei luoghi già interessati. Il tutto per un ammontare complessivo di 1 miliardo e 100 milioni di Euro. Ovviamente – sottolinea Roy Biasi – ogni giorno che passa questa cifra è destinata ad aumentare. Quindi, ci chiediamo: perché pagare queste penali piuttosto che realizzare l’opera? Perché rischiare di perdere la quota di investimento da parte dei privati che la completerebbero? Con quali vantaggi? E, soprattutto, a quale prezzo per il futuro del meridione d’Italia e della Calabria? I vantaggi non sarebbero solo logistici. La costruzione del ponte potrebbe creare 40mila posti di lavoro tra Sicilia e Calabria. E altre decine di migliaia per tutto l’indotto. Secondo uno studio dell’Onu la presenza turistica salirebbe fino a un milione di unità l’anno. Il Ponte costituisce un volano di sviluppo e di ripresa senza precedenti, il nostro territorio non può ancora una volta rinunciare l’idea di vederlo realizzato. Non fare il Ponte – stigmatizza Roy Biasi – sarebbe l’ennesimo schiaffo al nostro territorio, forse l’ultimo, che ci toglierebbe definitivamente ogni possibilità di rilanciare l’intero Sud del Paese ed in particolare la Calabria, mettendola al passo con le altre Regioni d’Europa, rispetto alle quali, in questo momento, purtroppo siamo relegati in ultima posizione. Fare il Ponte, invece, colmerebbe in parte il mai pagato debito storico, che dalla nascita della Repubblica, il resto d’Italia e soprattutto le regioni del Nord, hanno nei nostri confronti. In sostanza, a mio parere, è in atto un disegno teso a pregiudicare ogni chance di sviluppo, forse a tutto vantaggio di altre regioni del Nord e a discapito di popolazioni destinate a rimanere in uno stato di arretratezza e senza speranza. Pensate sia solo un caso – domanda Roy Biasi – che la parola “sudditi” inizi proprio con la parola SUD? Niente affatto. Oggi assistiamo all’ennesimo paradosso che giustifica questo stato di cose. Il Governo spinge apertamente per la realizzazione della TAV mentre le popolazioni ed i Sindaci di quel territorio sono contrari all’opera (costo dieci miliardi di euro interamente pubblici!). Al contrario, mentre da noi tutti sono d’accordo, il Governo tenta di stroncare definitivamente la realizzazione del Ponte sullo Stretto che rimane, ormai, l’ultima possibile pietra d’angolo su cui edificare il futuro dei nostri territori. Chiediamo, pertanto, con forza un ulteriore scatto di orgoglio alle popolazioni per difendere questa fondamentale opera a, in particolare, ai componenti della deputazione calabrese e siciliana affinché si uniscano alle voci dell’on. Foti e dell’on. La Loggia per convincere il Governo a desistere e tornare indietro sui suoi passi soprattutto considerato che il progetto definitivo è già stato approvato. Si potrebbe iniziare subito a costruire il Ponte e con esso un nuovo cammino di speranza.
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