Centrale di Saline Joniche: il problema è il carbone o la Calabria?

Saline Joniche (RC)

Sono uno dei tanti calabresi che vivono lontano dalla propria terra per ragioni ben note, ossia l’endemica assenza di opportunità di lavoro. E come tanti calabresi costretti a vivere e lavorare lontano seguo con attenzione, in questo caso dalla Svizzera, le vicende che riguardano la mia terra. E’ con questa curiosità che mi sono imbattuto la scorsa settimana in un programma di approfondimento sul Progetto della Centrale di Saline Joniche. Almeno questo era quanto suggeriva l’argomento e la presentazione del servizio. In realtà il Progetto SEI è stato solo un pretesto per attaccare la Calabria ed ai suoi abitanti, dipinta come una terra dove non è possibile fare nulla senza il sostegno della malavita organizzata. Come calabrese mi vergogno di quello che rimane un pregiudizio che nega qualsiasi prospettiva di sviluppo alla mia terra, fanalino di coda dell’Europa sotto tanti punti di vista. E’ inutile nascondersi dietro un dito, la Calabria gode di questa brutta fama, sia in patria che all’estero. Potrei raccontare numerosi aneddoti, così come sono sicuro potrebbero farlo le migliaia di calabresi che vivono all’estero.Devo dire che non avevo intenzione di scrivere questa lettera semplicemente per aver visto l’ennesimo esempio di pregiudizio rispetto al Sud Italia. Quello che mi ha convinto (e che mi ha lasciato di sale) è stato l’atteggiamento di un comitato locale che si oppone al progetto SEI, il quale pur di perorare la propria causa si è spinto addirittura ad elogiare questa rappresentazione. Felici ed orgogliosi di avere una carta in più da giocarsi nella loro battaglia per lasciare tutto come è oggi (perché purtroppo di questo si tratta) hanno plaudito, a mezzo stampa, al servizio in questione non capendo quale danno abbia prodotto alla terra che fanno finta di difendere.Come si può cambiare se quando capita un’opportunità per emanciparsi proprio dalla malavita organizzata, offrendo un lavoro onesto a centinaia di persone, ci si ostina a dire no? Purtroppo questo è un atteggiamento molto diffuso in Calabria: quando non si riesce a tenere il confronto si tenta di delegittimare l’avversario accusandolo di collusione con la malavita organizzata. E per fare ciò non ci si ferma davanti a nulla: si strumentalizzano decisioni di enti pubblici (come quella del Consiglio di Melito che ha respinto la mozione contro il progetto), si definisce propaganda (come riportato nei sottotitoli del servizio di parte che hanno commentato) il video informativo dell’azienda svizzera, si usano argomenti assolutamente privi di senso (come il possibile impatto sulle colture locali di bergamotto) quando è la scienza ed i tecnici del Ministero dell’Ambiente a dirci che non esistono rischi. Per dare una nuova opportunità alla Calabria serve, tanto per iniziare, quell’onestà intellettuale che manca in queste persone, disposte a segare il ramo dove sono sedute pur di averla vinta, secondo la logica più becera del tanto peggio tanto meglio. Dire no al Progetto svizzero, che almeno per quello che è sin qui emerso sembra essere un investimento di portata eccezionale, con ricadute davvero notevolissime per qual lembo di terra di Calabria, significa negarsi, per l’ennesima volta, un’opportunità di sviluppo.

C.M.

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