I Presidenti della Provincia di Crotone Stano Zurlo e della Provincia di Vibo Valentia Francesco De Nisi stanno conducendo una battaglia di legalità e di democrazia a difesa della comunità calabrese. Sappiano tutti che non sono soli. Io sono con loro. A dichiararlo è il Presidente del Consiglio Provinciale di Reggio Calabria Antonio Eroi da sempre molto attento e attivo su questa tematica. L’atteggiamento assunto in questa vicenda dalla Regione Calabria è fortemente deludente nonché, oserei dire, ambiguo. Mentre da un lato, infatti, in sede di consiglio congiunto delle cinque province tenutosi a Lametia Terme svoltosi lo scorso 23 gennaio, la Regione assicurava il pieno sostegno agli enti intermedi attraverso il ricorso di incostituzionalità, dall’altro a tutt’oggi non ha mai mantenuto quanto dichiarato. In particolare, la vicepresidente della Regione Calabria dott.ssa Stasi, si ricorda solo dopo un anno che le “Province” sono organi di fondamentale importanza per la collettività e lo sviluppo dei territori rappresentati. Mentre sono da apprezzare le dure prese di posizione a sostegno della democrazia rappresentata dall’ente provincia, degli on.li Franco Laratta e Nicodemo Oliverio. A seguito dell’Assemblea Nazionale UPI del 26 e 27 giugno scorso, ed in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale, tutte le Province Italiane hanno teso la mano ad un piano di taglio degli sprechi supportato da studi e ricerche universitarie per un tagli di oltre 5 miliardi di euro. E’ altrettanto vero che la proposta modificata dal governo ed incardinata nel testo della “Spending Review”, presenta gravi criticità se non adeguatamente modificato. Nello specifico dell’articolo sulle città metropolitane il Dott. Piero Antonelli, ha già evidenziato al ministro Patroni Griffi, che è illegittimo e incostituzionale, nonché ingiusto e antidemocratico, un decreto che imponga la decadenza anticipata degli organi di governo delle Province e assegna ex lege al Sindaco del Comune capoluogo, in prima applicazione, il ruolo di Sindaco metropolitano. Così come l’introduzione di un sistema elettorale di secondo grado per l’elezione del consiglio metropolitano, che preveda a regime il sindaco del comune capoluogo di diritto sindaco metropolitano, salvo che lo statuto non preveda un sistema di elezione diretta sul modello dell’elezione vigente per il Presidente della Provincia. E’ stato sottovalutato inoltre il problema di riordinare la maglia dei comuni metropolitani anche attraverso la trasformazione delle circoscrizioni del comune capoluogo in nuovi comuni metropolitani, per garantire a tutti la massima rappresentatività territoriale. A mio avviso, le città metropolitane, quali enti di governo integrato delle aree metropolitane, devono essere enti di governo legittimanti direttamente con voto popolare e democratico, perché altrimenti non avrebbero l’autorevolezza per svolgere le importanti funzioni che ad esse sono riconosciute. La legge pertanto non può rinviare allo statuto e ad un secondo momento la disciplina elettorale delle Città metropolitane. C’è invece bisogno di una legge organica su funzioni fondamentali, organi di governo e sistema elettorale delle Città metropolitane in attuazione degli articoli 114 e 117, comma 2, lettera p) della Costituzione, che preveda l’elezione diretta degli organi e una disciplina transitoria per l’istituzione delle Città metropolitane che rispetti le scadenze naturali dei mandati elettivi provinciali. Mi auguro che il recente dialogo aperto con il Governo dal Presidente dell’UPI Giuseppe Castiglione, lasci ben sperare sul percorso di risanamento e democrazia itrapreso, infatti Castiglione in qualità di presidente del CEPLI (organo che raggruppa tutti gli enti locali europei) il 3 luglio scorso a Bruxelles unitamente al Segretario Generale Aggiunto AICCRE Emilio Verrengia, ha ribadito in Europa il ruolo indispensabile degli enti locali e delle province quali organismi di governo di area vasta direttamente eletti dal popolo. Mancano invece quelle buone norme che consentano la soppressione di tutte quelle strutture (enti, agenzie, società, ecc.) che svolgono impropriamente funzioni riconducibili agli enti locali. Le disposizioni in materia di riduzione degli enti intermedi sono molto timide e, soprattutto, non toccano minimamente il tema dei costi esorbitanti (oltre 2 miliardi di euro) dei componenti dei consigli di amministrazione di queste strutture, costi che potrebbero da subito essere ridotti sensibilmente senza incidere minimamente sui servizi erogati ai cittadini.
Antonio Eroi