«Il riavvio dei reattori nucleari è a protezione della vita delle persone evitando, con le misure di sicurezza, possibili incidenti come quello di Fukushima». Con queste parole il premier nipponico Yoshihiko Noda ha annunciato durante una conferenza stampa il ritorno all’energia atomica per il paese del sol levante. Una vera e propria marcia indietro dopo le terribili sciagure dello scorso anno. Il premier poi ha proseguito spiegando che: «La necessità di riaccendere le unità n. 3 e 4 della centrale di Oi nella prefettura di Fukui della Kansai Electric è vitale. Il nucleare è cruciale per il Giappone privo di risorse naturali». E ancora: «Il governo si impegna a prendere tutte le misure per evitare incidenti come accaduto a Fukushima. Almeno sul breve periodo, l’energia nucleare è fonte vitale di energia per il Giappone e la sua economia non ne può fare a meno» Tutto questo è giustificato dall’abnorme consumo di energia delle megalopoli giapponesi. Senza nucleare il rischio black out nel periodo estivo è dietro l’angolo e solamente l’energia del nucleo può garantire una produzione tale da soddisfare almeno in maniera parziale la domanda. In questo senso sono venute le chiusure del governo verso una riapertura solamente limitata e parziale, come chiesto da alcuni sindaci vicini alle centrali in questione. Infatti secondo Noda: «La decisione di riavvio è nell’interesse della vita delle persone e la ripartenza temporanea non è sufficiente a soddisfare la domanda». Al momento in Giappone ci sono 50 reattori, tutti fermati dopo l’incidente di Fukushima Dai-ichi causato dal sisma/tsunami dell’11 marzo 2011. Per adesso la maggior parte è stata bloccata per la manutenzione ordinaria, obbligatoria ogni 13 mesi, ma la ripartenza è stata congelata dai timori sulla sicurezza e dalle vivacissime proteste della popolazione dopo l’olocausto nucleare di Fukushima.
Salvatore Borruto