L’inviato speciale della Lega Araba e delle Nazioni Unite Kofi Annan è tornato a Damasco, per cercare di porre fine alla sanguinosa situazione siriana. L’ex segretario generale dell’Onu si è detto: «inorridito dalla strage di oltre 100 persone (tra cui 48 bambini)» e ha sollecitato il governo a intraprendere «passi effettivi per dimostrare la sua serietà nel voler risolvere pacificamente la crisi». La missione per l’ex numero uno dell’Onu non è delle più agevoli, anche se il pressing delle organizzazioni internazionali sul regime degli Assad potrebbe essere una buona leva per porre fine alle ostilità. Inoltre Annan si è rivolto anche alle forze di opposizione, precisando che: «il mio messaggio di pace è destinato a chiunque abbia una pistola. Il piano di pace deve essere attuato in modo totale e questo non sta avvenendo. I fatti di Hula sono stati un evento raccapricciante con profonde conseguenze». Unanime la condanna da parte del mondo per la strage di Hula, anche se qualche posizione divergente (di comodo commercio aggiungiamo noi) esiste. La Russia, prima partner commerciale in armi con la Siria, attraverso la bocca del suo ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha fatto sapere che: «Stiamo affrontando una situazione in cui entrambe le parti sono coinvolte nella morte di civili, compresi donne e bambini». Il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, ha fatto sapere che: «il massacro di Hula ha segnato una svolta nella crisi siriana e nell’approccio della comunità internazionale verso la questione. Non sono più sufficienti condanne e dichiarazioni. Una strada da esplorare esiste, ed è il “modello yemenita” di transizione.