Urne aperte dalle 8 di ieri mattina per oltre 50 milioni di egiziani. Si tratta del primo turno delle prime storiche elezioni egiziane. I seggi sono rimasti aperti fino alle 20, per riaprire nella giornata di oggi. Certo è che il voto farà da spartiacque per una nuova fase in cui la giunta militare abbandonerà il potere, anche se il futuro presidente verrà comunque eletto senza una Costituzione che ne definisca i poteri. I favoriti alla corsa per la poltrona di presidente del dopo Mubarak sono: l’indipendente Abdel Monei Abdel Fotouh, membro importante dell’ala riformista dei Fratelli Musulmani; Mohamed Morsi, candidato ufficiale del partito Libertà e Giustizia dei Fratelli Musulmani, di cui è una figura di alto rango, seppur non molto conosciuto dagli egiziani; l’ex segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, che fu ministro degli Esteri dal 1991 al 2011 e che gode dell’appoggio della minoranza cristiana, circa il 10% della popolazione; e infine Ahmed Shafiq, ultimo premier sotto Mubarak, ex pilota dell’aeronautica militare egiziana di cui fu comandante dal 1996 al 2002, e che fu ministro dell’Aviazione fino al 2011. Qualche scontro è stato registrato ai seggi, dove un poliziotto ha perso la vita. Secondo le prime ricostruzioni il militare è stato chiamato fuori dal seggio per lo scoppio di una rissa, e una volta intervenuto per sedarla è stato colpito da un colpo d’arma da fuoco al petto. Ferito anche un cittadino nel corso della sparatoria. Altro fatto curioso, oltre alla ressa per esprimere la propria preferenza e il gran caldo, quando il presidente del Parlamento Saad el Katatni è arrivato al seggio elettorale, è stato bloccato da un gruppo di elettori che gli ha chiesto in coro di mettersi in coda. Quando il presidente ha accettato di buon grado il consiglio, è partito un grosso applauso nei suoi confronti. D’altronde anche questa si chiama democrazia.
Salvatore Borruto