La comunità internazionale sta alzando il pressing sulla famiglia Assad, per cercare di trovare una soluzione condivisa per la fine della guerra civile siriana. È questo quanto trapela dalla serie di dichiarazioni ed incontri relativi al caso Siria. Secondo il ministro degli Esteri francese Alain Juppè: «Mi dispiace che Mosca continui ad incastrarsi in una visione che la sta isolando sempre di più, non solo dal mondo arabo ma anche dal resto della comunità internazionale», sempre in relazione a politiche di steccato e protezioniste dei propri interessi perpetuate da Mosca, come decisioni mal copiate della obsoleta guerra fredda. Inoltre il presidente transalpino Nicolas Sarkozy ha letteralmente tuonato che: «Assad vuole cancellare Homs, la città ribelle, dalle carte geografiche, come fece Gheddafi con Bengasi», per questo urge la creazione di un corridoio umanitario, per cercare almeno di tamponare la situazione alquanto drammatica. Intanto anche se il regime ha firmato un accordo preliminare che delinea il protocollo della missione degli osservatori delle Nazioni Unite, con il compito di monitorare il rispetto del cessate il fuoco, i combattimenti proseguono in maniera indiscriminata. Più che di bombardamenti possiamo parlare di una vera e propria caccia all’uomo scatenata da Assad nei confronti degli oppositori e degli attivisti, rastrellati, torturati e uccisi indiscriminatamente. Tuttavia Ban Ki-moon ha scritto una lunga lettera al Consiglio di Sicurezza per denunciare che la Siria non ha pienamente rispettato il piano di pace sostenuto dalle Nazioni Unite, mandando un forte segnale a tutta l’Assemblea, che ancora una volta appare debole, indecisa e divisa su tutto. All’interno della lettera la richiesta al Consiglio di autorizzare un team di 300 osservatori del cessate-il-fuoco per un periodo iniziale di tre mesi da dispiegare in 10 località.
Salvatore Borruto