Una vera e propria strage di civili, quella accaduta nella cittadina siriana di Homs nella nottata di venerdì. Hanno perso la vita circa 260 civili, caduti sotto i colpi di mortaio e artiglieria delle forze governative di Assad. Per adesso la situazione non appare chiara, ma è molto facile capire che dietro questo ennesimo bagno di sangue ci sia lo zampino della dittatura di Assad. Molti testimoni, citati dalla televisione al Arabiya, parlano di militari impegnati nelle operazioni terroristiche iniziate verso le 19 ora locale, a colpi di mortaio e artiglieria prendendo di mira in particolare il quartiere di Khalidiya. Almeno 36 abitazioni, secondo le fonti, sono state distrutte e intere famiglie sono state uccise. Molto più alto il bilancio delle vittime fornito dall’emittente al Arabiya, secondo la quale sarebbero oltre 300 morti e 1.500 feriti. La smentita del regime di Assad non è tardata ad arrivare, e attraverso l’agenzia di stampa Sana ha fatto sapere che: « Le notizie diffuse da emittenti satellitari che incitano alla violenza sono più che false. Le vittime sono state uccise da uomini armati che vogliono influenzare il voto sulla Siria previsto oggi al Consiglio di sicurezza dell’Onu». Dura replica del Consiglio nazionale siriano (Cns), che raggruppa le principali correnti dell’opposizione: «Nelle prime ore della mattina di oggi, il regime di Assad ha compiuto uno dei più terrificanti massacri dall’inizio della rivolta. Le forze di Assad hanno bombardato delle zone residenziali di Homs, tra cui Al Khalidiya e Qussur, facendo almeno 260 morti e centinaia di feriti, tra cui uomini, donne e bambini». Situazione sull’orlo del baratro che rischia di complicare la già ingarbugliata situazione all’Onu, che si deciderà a colpi di veti incrociati. Le vittime del regime siriano rischiano di salire vertiginosamente nelle ultime ore, quando il dittatore Assad, potrebbe alzare la posta, innescando una spirale di sangue, violenze e quant’altro.
Salvatore Borruto