05\02\2012 – Il mondo della moda, quella vera, fatta di classe e di eleganza, è a lutto. Si è spenta il 3 febbraio 2012, all’età di 96 anni, Giovanna Raisini Usuelli. A molti questo nome non dirà niente, ma questa donna rappresenta una parte importante della storia della moda italiana. Quella moda conosciuta in tutto il mondo come simbolo dello stile, del costume e del gusto italiano. Giovanna Raisini era, infatti, l’ultima erede vivente della famiglia Borsalino, i “cappellai” più famosi al mondo. Era entrata a farne parte nel 1947, sposando Teresio “Nino” Usuelli, nipote di Teresio Borsalino. E dei famosi cappelli in feltro della Maison era diventata una gran testimonial. “Roba da uomini” come lei stessa amava definirli, ma che ben presto, in prima persona, aveva consacrato ad emblema di eleganza e femminilità. Il suo carisma ed il temperamento tutto emiliano la portarono nel corso degli anni a ricoprire un ruolo d’immagine sempre più importante all’interno dell’azienda. Tanto che, quando la stessa fu rilevata nei primi anni novanta dalle famiglie Gallo e Monticone di Asti, Giovanna si fece promotrice della memoria storica e del savoir faire dei Borsalino. Scrisse alcuni libri e si mise in prima linea per salvare la preziosa “sala prove” del cappellificio, inaugurando il Museo del Cappello Borsalino di Alessandria, dove vengono conservati oltre 2000 incredibili pezzi, amorevolmente raccontati, fino a non molto tempo fa, proprio da lei.
“La morte di Giovanna Raisini Usuelli rappresenta una grave perdita per l’azienda Borsalino – dichiara Roberto Gallo, presidente ed attuale proprietario dell’azienda. Con l’ultimo successore diretto della famiglia si chiude un racconto epico iniziato con il fondatore Giuseppe Borsalino, la cui visione avanguardistica e pionieristica offre modelli di business ancora oggi validi e di grande interesse per noi”.
L’azienda nasce, infatti, dall’esperienza e dalla passione di Giuseppe Borsalino, nel 1856. “U siur Pipen” lavora sodo in Italia e in Francia per riuscire ad ottenere il “certificato” di cui i cappellai girovaghi hanno bisogno per poter aprire un proprio laboratorio. Lui ci riesce ed in pochi anni trasforma una piccola avventura artigianale in una vera e propria industria, arrivando già nei primi del ‘900 a destinare il 60% della produzione all’esportazione. Purtroppo nel 1900 Giuseppe muore, ma il figlio Teresio, che gli succede alla guida dell’azienda, non lo farà rimpiangere. Si dimostra subito all’altezza del ruolo ed in pochissimi anni incrementa la produzione, fino a raggiungere negli anni ’20 la cifra record di 2 milioni di pezzi all’anno. Nel 1939 l’azienda passa nelle mani di suo nipote, Teresio Usuelli, figlio della sorella, il quale a 25 anni riceve una prestigiosa quanto pesante eredità. Arrivano, infatti, gli anni della crisi e delle difficoltà, ma con impegno e sapienza la Borsalino ne viene fuori e negli anni ‘40 inizia la ripresa. Nel 1947 riprende anche l’export, grazie agli accordi siglati con USA, Venezuela, Colombia, Svizzera, Francia, Belgio, Olanda, Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia e Turchia.
Il cappello in feltro diventa l’emblema dell’italianità. La sua fama lo precede e presto “Borsalino” non è più solo il nome di un’azienda, ma è un termine, un modo per indicare un modello ed uno stile. Il mondo è invaso dai cappelli di questa storica maison italiana…non c’è una star al mondo che non ne possieda uno! È l’accessorio che dà carattere: il must have di ogni stagione per tutte le occasioni. È senza dubbio il copricapo più usato al mondo, simbolo di classe ed eleganza. Il successo è planetario: nel 2007 nasce addirittura la Borsalino Japan, per poter soddisfare al meglio anche il mercato asiatico. Ed oggi Borsalino, oltre ad essere presente nelle boutique più eleganti e nei migliori department stores mondiali, vanta ben 15 punti vendita monomarca in Italia, 1 a Parigi ed 1 a Shangai.
Una realtà aziendale forte e ben salda nei valori che la contraddistinguono, che oggi però perde un pezzo fondamentale della sua storia. “ Con la morte di Giovanna Raisini Usuelli si perde una personalissima voce, che sino all’ultimo ha cercato di trasmettere i valori della famiglia, nonché una energica difesa dell’importanza del cappello nella società contemporanea – continua il presidente Gallo. Dal 2004 sino ad oggi, in particolare con la creazione della Fondazione Borsalino nel 2008, abbiamo investito tempo ed energie nello studio sistematico dell’Archivio Storico Borsalino, consapevoli che non stiamo gestendo soltanto un marchio, o un oggetto, il cappello, ma a tutti gli effetti un bene culturale. Ci piace quindi pensare di portare avanti oggi la tradizione della famiglia Borsalino, che sin dalle origini ha incentrato tutto sul valore della qualità, una tendenza apparentemente contraria alla richiesta dei mercati e della globalizzazione, che però rappresenta l’unicità del Made in Italy”. Dice la leggenda che il cappello nasce come un oggetto utile e diventa poi un ornamento, sempre più fantastico. Borsalino ha creato molto di più di un ornamento: ha creato per tutti noi una favola! E siamo convinti che tutto ciò non si perderà, perché, nonostante la morte dell’“ultima dei Borsalino”, le cose ben fatte non passano mai di moda!
Consuelo Occhiuto