UE: embargo totale all’Iran

I paesi europei hanno trovato l’accordo sulle sanzioni da adottare nei confronti dell’Iran, e del proprio programma nucleare. I 27 hanno deciso di apporre un embargo totale nei confronti del paese degli Ayatollah attraverso una serie di iniziative, che da un lato mirano a bloccare le transazioni internazionali della banca centrale iraniana, e dall’altra uno stop all’importazione di petrolio. Secondo l’alto rappresentante per la politica estera Ue Catherine Ashton: «Le nuove sanzioni fanno parte di un approccio a doppio binario nei confronti dell’Iran che mira a riportare Teheran al tavolo dei negoziati. Auspichiamo che l’Iran prenda sul serio la richiesta di ritornare al tavolo dei negoziati». Nonostante i buoni auspici europei, l’Iran ha subito alzato la posta in palio delle trattative, tornando a minacciare una chiusura immediata dello Stretto di Hormuz, se qualora si dovesse procedere alle sanzioni previste. L’avvertimento/minaccia è stato lanciato da Mohammad Kossari, vicecapo della Commissione Esteri e Sicurezza Nazionale del Parlamento di Teheran, il quale ha ribadito con forza il pensiero degli Ayatollah: «Se vi saranno problemi nella vendita del petrolio iraniano, lo Stretto di Hormuz verrà senz’altro chiuso». Stessa lunghezza d’onda per il ministro degli esteri iraniano Ramin Mehmanparast: «Le nuove sanzioni sono ingiuste e destinate a fallire. Il metodo della minaccia, della pressione e delle sanzioni ingiuste contro una nazione che ha ragioni forti per sviluppare il suo programma è destinato a fallire. Le misure punitive, non ci impediranno di raggiungere l’obiettivo, che è un diritto inalienabile». In un comunicato congiunto i primi ministri Merkel-Cameron-Sarkozy hanno ribadito la posizione di intransigenza europea: «L’Iran sospenda immediatamente il proprio programma nucleare. La porta è aperta se l’Iran accetterà di impegnarsi seriamente nei negoziati sui suoi piani nucleari». Stessa posizione anche quella italiana, che attraverso il ministro degli esteri Giulio Terzi fa sapere che: «L’Italia è con l’Europa, il blocco non avrà un impatto significativo sull’economia globale e sulle forniture globali. L’effetto sarà trascurabile, vorrei dire nullo, per l’Italia. Noi riteniamo che l’Italia abbia fonti di approvvigionamento in progressiva differenziazione, in aumento di differenziazione. Comunque, i contratti in essere non sono messi in alcun modo in discussione e c’è anche la possibilità di proseguire approvvigionamenti dallo stesso Iran. Il sistema delle sanzioni non tocca infatti il diritto dell’Eni di ritirare una quota di petrolio legato ai contratti di buy-back siglati tra il 2001 e il 2002 per lo sviluppo dei giacimenti South Pars e Darquain». Fronte compatto dunque, o quasi. Si perché la Grecia dal canto suo mira a mantenere il trattamento di favore che riceve dall’Iran, vista la posizione molto precaria della propria economia. Dunque una voce fuori dal coro per la piccola nazione ellenica, che punta ad avere ancora qualche margine di trattativa sull’argomento sanzioni. Stessa posizione della Spagna, la quale secondo il ministro degli esteri Josè Manuel Garcia-Margallo: «La Spagna è uno dei Paesi che si sacrificano di più con l’embargo Ue del petrolio iraniano, però la sanzione è necessaria per la sicurezza in Medio Oriente e l’unità della Ue. Ma riteniamo che la sicurezza dell’area sia prioritaria. Pertanto siamo disposti a fare questo sacrificio per conseguire l’unanimità in Europa, che è uno dei principi della diplomazia spagnola, e la stabilità nella regione».

Salvatore Borruto

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