L’europarlamentare tedesco Martin Schulz è stato eletto presidente dell’assemblea europea, per questa seconda metà della legislatura di Strasburgo. Schulz è stato eletto al primo turno con 387 voti, su un totale di 670 voti validi. Alla carica di presidente hanno inoltre concorso la liberaldemocratica britannica Diana Wallis, che ha ottenuto 141 voti, e il connazionale Nirj Deva, del gruppo dei Conservatori e riformisti, per il quale hanno votato in 142. Schulz, 56 anni, socialdemocratico fin dall’età di diciotto anni, ed eletto per la prima volta nel 1994 a Strasburgo, in Italia è divenuto molto popolare dopo l’acceso scontro verbale avuto con l’ex premier Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, chiamato in causa in aula per il conflitto di interessi, reagì proponendo Schulz per il ruolo di “kapò” per un film sui campi di concentramento. Acqua passata secondo il neo presidente, ma tutto sommato il ricordo di quell’offesa gratuita rimane ancora vivo nella mente del tedesco, il quale su un possibile invito al Cavaliere ha fatto sapere: «Non credo che lui se lo aspetti. Il mio interesse a incontrarlo è molto limitato ed altrettanto credo che sia da parte sua. Non lo avevo pregato di offendermi e ancora oggi non gli sono grato per averlo fatto. Non è uno scherzo se un capo di stato definisce qualcuno un kapò. Quando successe, ero già capogruppo ed avevo già una carriera. Oggi non credo di essere stato votato per lo scontro con Berlusconi». Molto positive le reazioni all’elezioni del socialdemocratico in seno all’Europarlamento. Secondo il capogruppo del Pd al Parlamento europeo, David Sassoli: «L’elezione di Martin Schulz segna un grande giorno per i Socialisti e Democratici in Europa. La sfida che Martin ha di fronte in uno dei momenti più drammatici nella storia dell’Unione è grande, ma siamo certi che con la sua passione politica e la sua competenza riuscirà a riguadagnare la fiducia dei cittadini europei». Durante il suo discorso di insediamento inoltre, Schulz ha attaccato duramente il metodo Standard & Poor’s dichiarando che: «bisogna dire un no chiaro al sistema delle agenzie di rating, che è “una minaccia per il progetto europeo. Cresce il sospetto che anonime agenzie con sede a New York siano più potenti di governi democraticamente eletti». Poi la seconda parte del suo discorso si è rivolto ai governi europei che in questo momento stanno letteralmente arrancando: «Per la prima volta dalla sua fondazione, il fallimento dell’Unione europea non è un’ipotesi irrealistica, i governi da mesi passano da un vertice all’altro e fanno tornare ad un periodo superato, quello del Congresso di Vienna. L’inflazione di vertici esclude i parlamenti europeo e nazionali dal processo decisionale».
Salvatore Borruto