Un video con dei Marines americani che urinano su dei corpi di talebani insanguinati. È questo il motivo della bufera mediatica e politica in cui sono finiti gli autori materiali della “bravata” e il corpo dei Marines americano stesso.
Immediatamente il comando del corpo in oriente ha voluto chiarire che: «le azioni rappresentate nel video non sono conformi con i nostri valori fondamentali. Tali comportamenti non sono propri del carattere dei Marines del nostro Corpo». I corpi ritratti nei fotogrammi del video sarebbero molto probabilmente di tre guerriglieri talebani rimasti uccisi durante una delle operazioni fra le tante effettuate in Afghanistan. L’autenticità del filmato per adesso non è stata provata, e il comando assicura che: «l’autenticità del video non è stata ancora verificata e la questione sarà investigata a fondo».
Analizzando il video, sulla scena del misfatto si vedono dei Marines americani, in particolare sarebbero tre, che urinano su tre corpi martoriati e ricoperti di sangue stesi a terra. I tre esclamano frasi del tipo: «Ti auguro una bella giornata, amico!». Dal canto suo il Pentagono si è detto esterrefatto per l’accaduto, dichiarando che: « il Ministero della Difesa è rimasto sconvolto dalle immagini. Di chiunque si tratti e qualunque siano le circostanze, è un comportamento madornale ed inaccettabile da parte di un membro militare».
Durissima la reazione dei Talebani, i quali non hanno lesinato aggettivi, definendo l’accaduto una vera e propria barbarie. Secondo Zabihullah Mujahed, portavoce dei talebani: «Negli ultimi dieci anni ci sono stati centinaia di atti simili che non sono stati rivelati. Questo non è un processo politico quindi il video non comprometterà i colloqui e lo scambio dei prigionieri in quanto siamo ancora alla fase preliminare». Del resto questa non è la prima volta che fatti del genere accadono sui fronti di battaglia, ad opera di soldati americani. Lo stress, le vittime e la cruenza del conflitto fanno si che si inneschino meccanismi perversi nella testa dei soldati. È vivo nella testa di tutti il ricordo di quanto accaduto nelle carceri irachene, con le cataste di corpi, guinzagli, etc. Del resto dopo oltre dieci di anni di martellamento celebrale contro i Talebani, non possiamo lamentarci degli effetti collaterali.
Salvatore Borruto