Nella mattinata di ieri una terribile esplosione ha fatto strage a Damasco, capitale della Siria. Il bilancio per adesso è di 25 morti e 45 feriti, ma tra le macerie si scava ancora per cercare di recuperare qualche superstite o semplicemente qualche altro cadavere.
Le prime notizie dell’attentato sono apparse sulla televisione di stato siriana. La scritta in sovraimpressione recava le seguenti parole: «Il bilancio provvisorio dell’esplosione terroristica è di 10 martiri e di brandelli di 15 salme e di 46 feriti, per lo più civili». Secondo le prime ricostruzioni un attentatore si è fatto esplodere nel quartiere al-Midan nei pressi di un semaforo ad un incrocio molto trafficato, poco lontano da una scuola e vicino a una strada sopraelevata. Si è evitata una carneficina solamente perché il venerdì è giorno di riposo settimanale in Siria, e di conseguenza le scuole sono chiuse e il traffico è ridotto rispetto al resto della settimana.
Le scene mostrate dalla tv di stato sono state davvero raccapriccianti. Brandelli umani sparsi quà e là, gettati nei sacchi dell’immondizia, pozze di sangue ovunque, auto e mezzi danneggiati dappertutto. La televisione di stato e il regime si sono affrettati ad accusare i manifestanti antiregime come esecutori materiali dell’attentato, gettando altra benzina sul fuoco sullo scontro in atto all’interno del paese orientale. Secondo la conduttrice del tg di stato: «Non sappiamo chi è morto e quanti sono morti. Ma siamo sicuri che è stata un’azione terroristica perpetrata dai cosiddetti manifestanti per la libertà».
Dal canto suo i manifestanti si sono difesi, accusando il regime di manovre reazionarie contro i manifestanti stessi. In parole povere per i manifestanti a organizzare l’attentato è stato il regime di Damasco stesso, per cercare di mettere in cattiva luce i rivoluzioni anti-Assad.
Dall’inizio delle proteste ad oggi, il regime di Assad ha soffocato nel sangue la rivolta, uccidendo e eliminando fisicamente oltre 6.000 persone, un vero e proprio massacro che non conosce sosta.
Molto preoccupato anche il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi il quale ha dichiarato che: «gli attentati e il conflitto cruento sul terreno sono il portato dell’incomprensione del regime di seguire gli sviluppi della società e di aprirsi politicamente».
Salvatore Borruto