Prendiamo dal web e rilanciamo la proposta che sta circolando da qualche giorno, di intitolare una via nella città dello Stretto all’imponente e affascinante vulcano siciliano. L’Etna, uno dei vulcani attivi più alti d’Europa, ormai è diventato, anzi lo è sempre stato, uno dei punti cardinali della percezione del paesaggio. Mai uguale a se stesso, ogni giorno Mungibeddu o ‘a Muntagna in siciliano, appare sempre diverso e quasi in movimento: un giorno sembra lontanissimo tra le nubi, un altro appare così vicino da sembrare la sponda di un lago di montagna.
Un po’ di storia e leggenda
Il nome Etna potrebbe risalire alla pronuncia dal greco antico del toponimo Aitna (Aἴτνα-ας), nome che fu anche attribuito alle città di Catania e Inessa, che deriva dalla parola greca aitho (bruciare) o dalla parola fenicia attano (fornace). L’Etna era conosciuto nell’età romana come Aetna. Gli Arabi chiamavano la montagna Jabal al-burkān o Jabal Aṭma Ṣiqilliyya (“vulcano” o “montagna somma della Sicilia”); questo nome fu più tardi mutato in Mons Gibel cioè: la montagna due volte (dal latino mons “monte” e dall’arabo Jebel (جبل) “monte”) proprio per indicarne la sua maestosità. Il termine Mongibello rimase di uso comune praticamente fin quasi ai nostri giorni (ancora oggi qualche anziano chiama l’Etna in questa maniera). Secondo un’altra teoria il nome Mongibello deriva da Mulciber (qui ignem mulcet), uno degli epiteti con cui veniva chiamato, dai latini, il dio Vulcano, che serviva a placare la forza distruttiva dell’Etna.
La proposta
Appare davvero doveroso intitolare una via nella cittadina reggina alla montagna di fuoco, una sorta di tributo a costo zero (e scusate se è poco di questi tempi), per uno degli iconemi più formidabili che lo Stretto abbia mai avuto. Per adesso la petizione è on-line, basta collegarsi al social network facebook, all’indirizzo web http://www.facebook.com/#!/pages/Una-Via-Etnea-Anche-a-Reggio-Calabria/159575384145782 e cliccare su mi piace, per cercare di arrivare ad un numero considerevole di adesioni.
Non ci resta che augurare un grosso in bocca lupo alla proposta, e sperare che tutto vada a buon fine, continuando a godere della vista del gigante, che ad intervalli più o meno regolari, ci regala dei giochi pirotecnici naturali, che deliziano la vista e le quinte di un paesaggio straordinario, troppo spesso deturpato, dimenticato e inflazionato.
Salvatore Borruto