Contrariamente al Regno Unito, il Giappone non possiede giacimenti di petrolio. Il suo territorio, infatti, è un arcipelago di natura vulcanica, situato sul punto in cui la piattaforma pacifica si inabissa, in subduzione, sotto la zolla asiatica, determinando condizioni geotettoniche in continua evoluzione, con frequenti terremoti ed intensa attività vulcanica. Eppure, nonostante che queste condizioni geologiche facciano sì che il sottosuolo giapponese sia totalmente privo di risorse, in termini di fonti di energia, di minerali e di metalli, il Giappone è una delle più importanti potenze economiche e finanziarie mondiali. E questo primato è stato raggiunto a dispetto di un’altra condizione storico – strutturale problematica: la durissima sconfitta subìta nel corso della Seconda Guerra Mondiale da parte degli Stati Uniti, con i bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki, con l’imperatore Hirohito che fu costretto, nel firmare l’armistizio, a rinunciare alle proprie pretese origine divine. L’apparato economico giapponese presenta delle singolarità che lo rendono estremamente diverso dalle realtà del mondo occidentale. Innanzitutto in Giappone i sindacati sono praticamente assenti, e non esistono i contratti collettivi di lavoro: ogni azienda stipula autonomamente il contratto con i propri dipendenti. Potremmo dire che, storicamente, la società del Sol Levante non ha mai conosciuto il conflitto capitale – lavoro come nel mondo occidentale, quel conflitto che ha portato, quindi, alla nascita dei sindacati. Anzi, in Giappone è molto forte il senso di appartenenza alla propria azienda, e ciò determina una elevata produttività. Inoltre, laddove nel mondo occidentale il fenomeno delle multinazionali è, per così dire, verticale, nel senso che nel circuito economico ogni azienda svolge un ruolo separato, ed in particolare fra settore bancario e mondo produttivo; in Giappone, invece, esistono dei raggruppamenti in senso orizzontale, chiamati keiretsu, che costituiscono dei gruppi economici potentissimi. Solitamente i keiretsu sono formati da una o più banche, una o più aziende produttive, una o più aziende commerciali, una o più aziende operanti nel settore finanziario. Praticamente ogni centro produttivo possiede al suo interno la capacità di finanziamento: ecco perché in Giappone il tasso di interesse bancario è pari a 0 (zero!). Certo, la forza dell’apparato produttivo industriale giapponese sta tutta nella tecnologia, e nell’innovazione tecnologica. Vi sono settori in cui le industrie giapponesi sono leader mondiali: fotocamere ed altri tecnologici neri quali televisori od hi – fi. Ma anche nel settore dell’automobile l’industria giapponese manifesta la sua leadership con il marchio Toyota su tutti. Al proposito, la struttura produttiva Toyota ha costituito in questi anni un modello organizzativo che si contrappone al classico modello occidentale: si parla, infatti, di toyotismo in contrapposizione al fordismo. Ma le multinazionali giapponesi costituiscono allo stesso tempo la locomotiva dell’intero sistema economico dell’Estremo Oriente, grazie al meccanismo delle delocalizzazioni nei cosiddetti paesi NIC (Newly Industrialized Countries) che attirano investimenti grazie al basso costo della mano d’opera ed a politiche fiscali spregiudicate. Ne parleremo la prossima settimana.
Prof. Giuseppe Cantarella