Inizia così la seconda fase, dopo la firma del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il Governo Monti dopo aver ottenuto la fiducia da parte di entrambi i rami del Parlamento è pronto per “salvare l’Italia”, intraprendendo un cammino di riforme. La seconda fase infatti è fatta di cambiamenti: a partire dal mercato del lavoro, delle liberalizzazioni e della crescita, con lo scopo di ridare alla nostra Nazione un po’ di credibilità, (nazione che, a causa degli ultimi episodi politici era diventata facilmente attaccabile). “L’aumento delle imposte ( quasi punitivo se lo si guarda dal punto di vista di un cittadino che si vede tassato fino all’inverosimile), è stato immaginato per gravare meno sulla produzione e più sul patrimonio e la ricchezza”. Il “tema chiave” riguarda quindi la riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali (in particolare fisco e pensioni). Ancora una volta, Monti non ha nascosto e non minimizza la portata dei sacrifici significativi richiesti dalla manovra, ma aggiunge che tali sacrifici “sono molto inferiori rispetto a quelli che avremmo dovuto sopportare senza questa azione di risanamento; non c’è crescita senza disciplina finanziaria e non c’è stabilità se i bilanci non sono in ordine, e l’Italia vuole rimanere un grande Paese industriale, ma senza il piombo di una situazione finanziaria che avrebbe minato alla base il Paese”. Al di là dei buoni propositi, sembra che la manovra sia fatta solo di tasse: e se il ritorno dell’imposta sulla prima casa, il ritocco dell’accisa sui carburanti, il salasso delle tasse regionali e l’ IVA che arriverà al 21% sembravano mali incurabili, ci saranno altre detrazioni significative non solo in busta paga.
Annamaria Milici