Degli ordigni fatti esplodere in serie, nell’arco di venti minuti, hanno gettato ieri l’Iraq nel baratro. Un vero e proprio fiume di sangue è tornato a scorrere lungo le strade della Capitale Baghdad. Almeno 49 i morti e 176 i feriti. Il bilancio è provvisorio, e sicuramente la triste lista di morte verrà aggiornata nei giorni a venire.
Questa volta però qualcosa è cambiato. Gli obiettivi presi di mira sono mutati: non ci sono stati punti sensibili attaccati, ma la volontà di colpire i civili inermi in maniera brutale e indiscriminata. Tutto questo è stato confermato dal generale Qassem Atta, responsabile della sicurezza della capitale, il quale ha precisato che: «I terroristi nei loro attacchi non hanno preso di mira obiettivi sensibili, militari o governativi, ma hanno colpito i civili in modo indiscriminato». I fatti sono accaduti subito dopo l’uscita di scena delle truppe americane, un segnale molto forte di instabilità, lanciato dal fronte anti-governativo e terroristico. Una sorta di campanello di allarme verso il futuro stesso del paese, che oggi appare molto fumoso e opaco.
Secondo le prime ricostruzioni, le esplosioni sarebbero state almeno dieci in serie, avvenute a poca distanza l’una dall’altra. A riportare la dinamica dei fatti è stata la tv locale al-Sumaria. Gli ordigni sono stati piazzati in punti molto affollati e frequentati della città, con l’obiettivo dichiarato di uccidere il più alto numero di civili possibili. Le bombe, molte delle quali delle semplici autobombe, sono state piazzate, due nella zona nord della capitale irachena, mentre poco dopo ne è esplosa un’altra nel centro della città, nei pressi del ponte al-Tabaqin, e a stretto giro le altre sette. Nella parte orientale della città invece una bomba piazzata sul ciglio della strada è esplosa al passaggio dell’auto che trasportava un consigliere della Banca Centrale, che però è riuscito a salvarsi. Secondo l’inviato della tv araba al-Jazeera, il primo attacco è avvenuto nel quartiere di al-Karrada, seguito dalle altre esplosioni a breve distanza l’una dall’altra. Tutte nell’arco di 20 minuti.
Salvatore Borruto