Non accenna a diminuire il livello dello scontro in Egitto. Il bilancio delle vittime della giornata di ieri è di 4 morti e 57 feriti. A riportarlo è stato il sito del quotidiano locale “al-Wafd”. Gli scontri sono continuati per tutta la nottata, fino all’alba, quando le forze dell’ordine si sono ritirate dal campo di battaglia.
Durante gli scontri i manifestanti hanno denunciato l’uso di armi e proiettili veri contro di loro. La Polizia dal canto suo ha ribadito l’uso di proiettili in gomma, usati per disperdere la folla. I feriti sono stati trasportati nella vicina moschea di Omar Mukram dove è stato allestito un ospedale da campo. Stando ai bollettini ufficiali, il primo dei tre morti si chiamava Mohammad Samir Maslaha ed aveva 20 anni. Sarebbe stato ucciso in via Talaat Harb. La seconda vittima aveva la sua stessa età e si chiamava Mohammad Mustafa Hussein Sayed. Era uno studente di ingegneria ed è stato ucciso in piazza Tahrir. Il terzo infine si chiamava Islam Abdel Hafith, deceduto nell’ospedale da campo allestito nella moschea per le ferite riportate in piazza. Un quarto non è stato identificato. Grave la situazione per un ragazzo di 15 anni.
Dopo una breve tregua gli scontri sono iniziati nuovamente nella tarda mattinata di ieri. Da un lato i giovani egiziani, soli e abbandonati dalla maggioranza della popolazione, dall’altra le forze dell’ordine guidate dalla giunta militare. I manifestanti hanno chiesto ancora una volta invano, che la giunta militare rimetta i suoi poteri a favore di una autorità civile e democratica.
Ormai per il quinto giorno consecutivo, i militari egiziani hanno sparato proiettili contro i manifestanti, oltre ad aver usato bastoni e gas lacrimogeni per disperdere la folla accampata in Piazza Tahrir, simbolo della rivolta che ha portato alle dimissioni l’ex presidente Hosni Mubarak. Secondo testimoni, centinaia di forze governative sono entrate nella piazza della capitale e hanno aperto il fuoco contro i manifestanti pacifici. Alcuni manifestanti hanno riportando la cruda e nuda verità: «Centinaia di forze della sicurezza dello Stato e dell’esercito sono entrati nella piazza e hanno iniziato a sparare pesantemente. Hanno inseguito i manifestanti e dato fuoco a qualsiasi cosa che trovavano sulla loro strada, compresi dispositivi medici e coperte». I leader militari ormai sotto accusa per la repressione durissima messa in atto contro il dissenso, stanno mettendo a ferro e a fuoco piazza Tahrir. Il bilancio di questi cinque giorni di scontri è pesantissimo: 14 morti e oltre 500 feriti.
Salvatore Borruto