“Le carceri troppo spesso appaiono distanti dal dettato costituzionale sulla funzione rieducativa della pena e sul rispetto dei diritti e della dignità delle persone”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel messaggio inviato al 44esimo Convegno Nazionale delle Associazioni di volontariato penitenziario in corso a Roma. Alleviare il disagio della condizione carceraria è uno degli obiettivi di queste associazioni, che sensibili alla condizione del soggetto punito, cercano di dare utili indicazioni e il giusto incoraggiamento a coloro che vogliono scontare la loro pena con coraggio e onestà tenendo ben fermo il pilastro fondamentale attorno al quale ruota il significato più profondo della natura umana: la dignità personale, quale inviolabile, sia da uomo libero che dietro le sbarre. L’Articolo 27 della nostra carta costituzionale sancisce: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. E proprio il tema della rieducazione sembra essere ambiguo. La pena dovrebbe essere intesa come un mezzo di difesa e di prevenzione sociale e non un modo per raddoppiare con altro male il male prodotto dal delitto commesso. L’elemento della personalità del detenuto, che dovrebbe essere la base iniziale per il suo riadattamento all’interno della società nella fase del cosiddetto trattamento penitenziario, spesso viene messo in secondo piano,rallentando quella che è la graduale e necessaria riappropriazione dei propri spazi di libertà. In ambito giuridico e nello specifico in campo costituzionale o penale, il discorso può essere affrontato analizzando il basilare concetto di dignità umana, dal punto di vista non solo normativo ma anche e soprattutto etico; l’evoluzione storica del concetto di pena; le leggi di garanzia del detenuto all’interno dell’universo carcerario; e ancora analizzando la riforma penitenziaria e tutto ciò che ruota attorno ai sistemi che disciplinano le dinamiche interne degli istituti carcerari non trascurando l’impatto e le conseguenze che i trattamenti alle volte disumani e poco imparziali hanno e avranno sui soggetti detenuti. Tutti argomenti delicatissimi, che senza dubbio devono essere affrontati avendo come centro di interesse e fondamentale punto di riferimento la persona umana, sia che si parli giuridicamente che storicamente.
Annamaria Milici