Biglietto da visita reale quello di Mario Monti in queste ultime giornate politiche italiane (senza dubbio nuove pagine di storia della nostra Repubblica). Il nuovo Presidente del Consiglio, ha dato l’impressione di essere un uomo pratico, con idee e programmi precisi, in grado di catalizzare l’attenzione sui suoi argomenti raccogliendo consensi e stima, tramite uno stile sobrio ed una chiarezza espositiva rari nel mondo politico. In un clima di debiti e sfiducia, le speranze riposte in questo nuovo governo sono essenzialmente quelle di realizzare riforme in grado di ridurre la spesa pubblica e di mantenere gli impegni con L’Unione Europea in modo da sollevare e far brillare di luce propria una Nazione che ha vissuto per anni al di sopra delle proprie possibilità e che adesso è crollata per vari motivi tutti più o meno affrontati e sviscerati negli ultimi mesi. Diatribe mediatiche, complotti e sgambetti si son miscelate negativamente alla situazione di crisi internazionale: tra il calo di uno spread e l’altro, opposizione e maggioranza hanno fatto di un sistema teoricamente equilibrato un vero e proprio campo di battaglia con l’obiettivo di “eliminare” un Leader che per diciotto anni ha cercato di dare stabilità al sistema. Dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi infatti, gli organi di informazione, l’opinione pubblica e le forze politiche coinvolte hanno cercato di evidenziare questo o quel vantaggio momentaneo ma senza riuscire concretamente a delineare tecnicamente le scelte migliori per l’Italia. La mossa politica del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, sembra essere quella più adatta, indirizzandosi verso un governo di sole personalità tecniche, escludendo personalità influenzate da logiche di partito, in modo da riuscire a prendere decisioni in base alla esperienza, agli studi e alle competenze tecniche piuttosto che sulla base delle appartenenze politiche. Dopo una lunga settimana di illazioni, dispute, e suggerimenti circa la scelta dei ministri, nella giornata forse più importante (quella di ieri: 17 Novembre), Il neo-premier Mario Monti, dopo il giuramento nelle mani del Capo dello Stato al Quirinale (16 Novembre), ha ottenuto la fiducia del Parlamento. Su 307 senatori presenti sono stati 281 i voti favorevoli, 25 i contrari e nessun astenuto. Hanno votato a favore tutti i gruppi parlamentari tranne che quello della Lega Nord. Il nuovo governo procederà puntando la sua attenzione sulla crescita, sulle donne e sui giovani, perché il futuro dell’Euro dipende anche dall’Italia.Un governo che più tecnico non si può, andrà di corsa senza perdere tempo. Un programma esposto al Senato ( diviso in due parti riguardanti il risanamento e lo sviluppo), che nella confusione della situazione, ha lanciato forti segnali di ordine capaci di trasformare in concreto, quelli che sono i limiti di un periodo out in possibilità ed opportunità di rilancio e riscatto. Sacrifici economici; riorganizzazione della patrimoniale ( inserendo l’Ici anche sulla prima casa); taglio dei costi della politica; lotta all’evasione fiscale non solo per aumentare il gettito ma anche per abbattere le aliquote; interventi su impresa e lavoro per rendere la pressione fiscale (molto elevata) favorevole alla crescita; valorizzazione del capitale umano mirando ai livelli di istruzione che sono nettamente inferiori alla media europea; graduale riduzione delle tasse; intervento su pensioni poco eque; sono questi alcuni punti del programma di governo che avrà un compito difficilissimo, non solo a livello nazionale ma soprattutto a livello Europeo perché: ”Bisogna superare il principio dell’Italia ‘anello debole’ e riprendere a pieno titolo l’elaborazione del progetto europeo, altrimenti rischiamo di diventare soci di’un modello costruito da chi non vuole una Italia forte”. Tre i pilastri da tenere bene in mente: rigore di bilancio, crescita ed equità per raggiungere un benessere dimenticato. Il Governo è fatto, adesso bisogna governare il Paese, e per farlo è necessaria la massima credibilità attraverso obiettivi ambiziosi: “Nel ventennio trascorso l’Italia ha fatto molto per riportare in equilibrio i conti pubblici, sebbene alzando l’imposizione fiscale su lavoratori dipendenti e imprese, più che riducendo in modo permanente la spesa pubblica corrente. Tuttavia, quegli sforzi sono stati frustrati dalla mancanza di crescita. L’assenza di crescita ha annullato i sacrifici fatti. Dobbiamo porci obiettivi ambiziosi sul pareggio di bilancio, sulla discesa del rapporto tra debito e PIL. Ma non saremo credibili, neppure nel perseguimento e nel mantenimento di questi obiettivi, se non ricominceremo a crescere”. La crisi più dura che attraversa l’Italia dal Secondo Dopoguerra è questa: “I margini di successo sono tanto più ridotti, come ha rilevato il Presidente della Repubblica, dopo anni di contrapposizioni e di scontri nella politica nazionale. Se sapremo cogliere insieme questa opportunità per avviare un confronto costruttivo su scelte e obiettivi di fondo, avremo l’occasione di riscattare il Paese e potremo ristabilire la fiducia nelle sue istituzioni”(Mario Monti).
Annamaria Milici