Manca poco ormai alla data di ritiro delle truppe americane su suolo iracheno. Dopo otto lunghi anni si smontano le tende e si torna tutti a casa, lasciando spazio al nuovo governo iracheno. Un’occasione storica per il paese, il quale si ritrova in una fase di sviluppo economico e sociale, politico e democratico, ma che purtroppo deve fare i conti con l’incubo attentati, diventati negli ultimi tempi un vero e proprio calvario per il Paese. Infatti nella giornata di giovedì, dei sanguinosi attentati si sono succeduti nella capitale orientale. Il bilancio del duplice attentato, avvenuto in un quartiere nel nord di Baghdad, è salito ad almeno 32 morti. Lo hanno riferito fonti della sicurezza. L’attacco è il più sanguinoso in Iraq dalla metà di agosto. Secondo un responsabile del ministero della Difesa, che ha voluto mantenere l’anonimato, ci sono stati 72 feriti. Un altro funzionario del ministero dell’Interno ha parlato invece di 36 morti e 78 feriti.
Il pericolo numero uno per il nuovo orine democratico iracheno, è quello della sicurezza interna. Mentre parecchi mezzi corazzati made in Usa iniziano a prendere la rotta verso il Kuwait, l’organizzazione del controllo interno del paese prende forma: innanzitutto non resteranno basi militari americane su suolo iracheno, e non saranno lasciati nemmeno istruttori militari e non, dopo la data del rientro delle forze armate statunitensi. Stando alle dichiarazioni di Obama tutte le truppe rientreranno entro Natale, salvo eventuali trattative lampo tra Baghdad e Washington, per dei prolungamenti di missione a sorpresa. Tutto questo farebbe pensare che gli Stati Uniti abbiano voluto voltare pagina, chiudendo di fatto uno dei due conflitti in cui da oltre un decennio sono impegnati. La crisi economica, e la mancanza di agibilità di manovra finanziaria, hanno fatto si che Obama archiviasse la pratica Iraq, senza possibilità di appello.
Situazione molto critica per il nuovo Governo. Anche se le rassicurazioni di facciata cercano di raffreddare il termometro della situazione, la temperatura appare elevatissima. Azioni di polizia e preventive si susseguono, per cercare di eliminare alla radice possibili minacce. Purtroppo lo spettro del vecchio regime è molto difficile da scacciare, e le minacce di Al Qaeda sono incombenti dietro l’angolo. Inoltre c’è da gestire la situazione degli ex uomini fedeli al vecchio dittatore Saddam. Ad oggi sarebbe davvero difficilissimo dire con precisione quali siano le potenzialità del Governo iracheno, per la gestione dell’ordine pubblico, la democrazia e tutti i satelliti che orbitano attorno ad essi. Secondo alcuni rapporti Usa sulla sicurezza interna irachena, la situazione sarebbe addirittura peggiore rispetto al 2010.
Staremo a vedere cosa accadrà, nella speranza che questa parte del mondo, che ha dato origine alla civiltà in tempi antichi, torni a splendere in tutta la sua grandezza, e volti pagina.
Salvatore Borruto