25\10\2011 – Nel quadro economico complessivo di una nazione, l’industria dell’edilizia assume sempre un’importanza rilevante, soprattutto se unita ai processi indotti situati a monte ed a valle. L’industria del cemento, così, assume in un paese un’importanza che potremmo definire strategica. Ed in Italia l’industria del cemento si lega all’epopea della famiglia bergamasca Pesenti. Le radici di Italcementi affondano nella Società Bergamasca per la Fabbricazione del Cemento e della Calce Idraulica, nata su iniziativa di Giuseppe Piccinelli che, sulle orme del successo di una fabbrica di calce a Palazzolo, decide di avviare la produzione di leganti idraulici. Nel giro di soli due anni la produzione raggiunge le 7 mila tonnellate di cemento e si amplia ulteriormente con l’acquisto, nel 1873, della originaria concorrente di Palazzolo. Agli inizi del ‘900, la gestione passa nelle mani dei fratelli Pesenti che fondono la loro società Fabbrica Cementi e Calci Idrauliche Fratelli Pesenti fu Antonio con la società creata da Piccinelli; nasce così un Gruppo che può contare su 12 cementerie con più di 1.500 addetti e con una produzione di oltre 210 mila tonnellate. Nel 1927, poco più di sessanta anni dopo la nascita e con il titolo già quotato in Borsa da 2 anni, la società assume la sua attuale ragione sociale: le cementerie sono 33 con una produzione di 1,8 milioni di tonnellate, pari al 44% del mercato nazionale. Nel periodo fra le due guerre, il Gruppo prosegue nell’espansione a tappe forzate di acquisizioni, prima fra tutte la Società Anonima Fabbrica Calce e Cemento di Casale, il principale concorrente dotato di impianti di produzione con tecnologie innovative per l’epoca. Nei primi anni Quaranta le redini passano a Carlo Pesenti, che con il cugino Antonio rappresenta l’impegno della terza generazione della famiglia. Il suo dinamismo porterà allo sviluppo della società e più in generale alla crescita dell’imprenditoria italiana. Nel 1946 il Gruppo si riorganizza con la creazione di tre nuove società: Sacelit, Società Calci Idrate d’Italia e Italmobiliare. A quest’ultima (che nel 1979 passa da controllata a controllante di Italcementi) vengono assegnate le partecipazioni azionarie non legate al core business che nel tempo includeranno assicurazioni, banche, industrie e giornali. Al giro di boa del centenario, nel 1964, Italcementi può contare su 8 consociate e 28 stabilimenti. Ha una produzione di 7,5 milioni di tonnellate e occupa il tredicesimo posto fra le società nazionali per fatturato. Fra il 1956 ed il 1969 i Pesenti sono anche proprietari del prestigioso marchio automobilistico torinese Lancia. Alla fase di espansione, sostenuta dal ciclo positivo dell’edilizia, segue negli anni Settanta un periodo più critico legato alle difficoltà connesse alla crisi petrolifera e alla conseguente esplosione dell’inflazione e dei tassi di interesse. Nel 1984, alla scomparsa del padre, la guida viene assunta da Giampiero Pesenti – già Direttore Generale – che decide di concentrare il Gruppo sul core business, avviando un piano per la riduzione dell’indebitamento attraverso il contenimento dei costi, la cessione di alcune attività e lo sviluppo di nuove sinergie. Il Gruppo ha intanto raggiunto il livello di 14 milioni di tonnellate di produzione, impiegando 6.500 dipendenti. Alla fine degli anni Ottanta, Italcementi avvia le prime iniziative di internazionalizzazione; ma è con l’acquisizione di Ciments Français, nell’aprile del 1992, che si realizza in un sol colpo il processo di globalizzazione della società. Un’operazione che racchiude tre primati: si tratta della più rilevante acquisizione industriale realizzata all’estero da un gruppo italiano; è il più importante aumento di capitale (5 miliardi di vecchi franchi francesi pari a 762 milioni di euro) effettuato alla Borsa di Parigi ed è il più rapido aumento di dimensioni mai registrato da una società industriale italiana, cha passa da un fatturato pre-acquisizione di 1.500 miliardi di lire (775 milioni di euro) a un giro d’affari consolidato di oltre 5 mila miliardi (2.582 milioni di euro) del nuovo Gruppo. L’acquisizione – che ha richiesto un impegno di circa 1.500 miliardi di lire (775 milioni di euro) – cambia la fisionomia del Gruppo: il peso dell’Italia sui ricavi scende dal 97% al 27,5%, le cementerie salgono a 51, le centrali di calcestruzzo a circa 500 e i dipendenti, dislocati in 13 paesi, sono oltre 20.000. Nel giugno 2007, il Gruppo Italcementi, con l’acquisizione di Fuping Cement, entra nel mercato cinese e nell’agosto 2007 sbarca in Kuwait diventando il primo azionista di Hilal Cement società quotata al Kuwait Stock Exchange. Oggi questa strategia di allargamento verso i paesi emergenti ha portato a un incremento del peso di queste aree a più del 40% della capacità produttiva del Gruppo.
Prof. Giuseppe Cantarella