Il sistema bancario mondiale: tutte le contraddizioni di un sistema al rovescio

Siamo nell’Agosto 2007. Negli Usa si sgonfia la bolla immobiliare, e i mutui “subprime” (mutui concessi a persone poco affidabili con un passato di cattivi creditori) diventano insolventi a causa del rialzo dei tassi di interesse, sconquassando letteralmente il sistema dalle fondamenta. I prezzi delle case cominciano a scendere, e c’è chi si trova con un mutuo che costa più della casa stessa. Qualcuno inizia a non pagare e crollano quasi tutti i titoli bancari made in Usa. In un anno e mezzo falliscono solo oltre oceano 1500 banche. Il 15 settembre 2008 fallisce Lehman Brothers, mentre qualche mese dopo le banche Goldman Sachs e Morgan Stanley diventano banche d’affari. Nel frattempo le borse mondiali crollano, e gli indici e listini tornano ai livelli di inizio millennio, bruciando in qualche settimana i guadagni di un decennio. Dopo gli interventi di Bush con grosse somme di denaro dei contribuenti (circa 700 miliardi di dollari) per cercare di tamponare, arriva il new deal di Obama. Il congresso vara un piano di stimolo dell’economia da 780 miliardi di dollari. La crisi intanto arriva anche in Europa, con le prime avvisaglie; la prima ad entrare in crisi è la Danimarca, poi l’Islanda mentre Gran Bretagna, Francia e Paesi Bassi provvedono a una parziale nazionalizzazione degli istituti bancari. A preoccupare l’Ue sono i debiti pubblici dei paesi come Spagna, Grecia, Italia, Irlanda e Portogallo (la situazione greca e sotto gli occhi di tutti ormai). Dunque l’epicentro della crisi è stato il sistema bancario e la finanza senza volto, che dagli Stati Uniti, piano piano hanno spazzato via il sistema che si reggeva sui pilastri edificati durante gli accordi di Bretton Woods. La domanda che sorge spontanea è: ma perché non si provvede ad eliminare gli istituti bancari, o a normalizzare le speculazioni che essi fanno? Le risposte che vengono fuori sono molteplici. Innanzitutto tutti i paradisi hanno un protettore, e di riflesso nessuno nel mondo si sognerebbe mai di cancellare i finanziatori occulti di economie grigie, di guerriglie nei paesi del terzo mondo, di traffici internazionali più o meno legali. A tutti fa comodo avere un sistema deviato che finanzi stati deviati, governi fantoccio, mafie e quant’altro. Altra situazione scandalosa sono i premi che i banchieri, i quali al comando degli istituti finanziari e di credito hanno creato la crisi, hanno percepito. Riportiamo solamente alcuni numeri: il conto dei compensi a Wall Street, quando si sommano cinque tra le più prestigiose banche americane che hanno cominciato a dare indicazioni sui bonus, ha raggiunto i 119 miliardi di dollari solamente quest’anno. Ovvero, nonostante austerity e riforme, è in rialzo del 4% rispetto ai 114 miliardi intascati l’anno scorso. Davvero una situazione al rovescio, che meriterebbe una seria riflessione su cosa sia la finanza e cosa sia l’economia reale. Non è possibile che il mercato sia come un cannibale che si nutre dei risparmi dei cittadini nei momenti di crisi, e che quando si risollevi se ne infischi di tutto e di tutti. Il primo passo di un nuovo modello di sviluppo, vorrebbe dire mettere a posto le anomalie di un sistema obsoleto ed iniquo; e le iniquità sono il punto di partenza per una ricchezza nelle mani di pochi, e non distribuita. Ma questa è un’altra storia che tratteremo in seguito.

Salvatore Borruto

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