Lo Stabilimento ILVA

foto di GNS

Sovente affrontiamo l’argomento del porto di Gioia Tauro rammentandone le origini della sua realizzazione, a servizio di quello che sarebbe dovuto essere il Quinto Centro Siderurgico. Quest’ultima espressione sta a significare che, al 1970, esistevano già altri quattro stabilimenti industriali per la produzione di acciaio funzionanti in Italia. Il Quarto Centro Siderurgico è quello di Taranto. Lo Stabilimento ILVA di Taranto nacque all’inizio degli anni ’60 come Quarto Centro Siderurgico, nell’ambito della strategia di crescita delle Partecipazioni Statali, nell’ambito delle gestioni industriali realizzate dall’Istituto per la Ricostruzione Industriale. Il disegno complessivo di rafforzamento della presenza diretta dello Stato nell’industria perseguiva il duplice scopo di dotare le imprese italiane – che in quegli anni avevano imboccato il sentiero di un rapido sviluppo, trainato dal settore automobilistico e dei beni durevoli di massa – di una fonte di approvvigionamento di base per l’industria meccanica nazionale e di contribuire a colmare il crescente divario tra il Mezzogiorno e il Nord del Paese, nel quadro della politica della industrializzazione per blocchi, avviata dal Governo e portata avanti a livello regionale.

La capacità produttiva originaria, che al momento dell’avvio del primo  altoforno, nell’Ottobre 1964, era di 3 milioni di tonnellate all’anno, venne aumentata a 4,5 milioni di tonnellate nel 1970 e a 11,5 milioni nel 1975. L’occupazione massima raggiunta storicamente dallo stabilimento fu di 21.791 unità nel corso del 1980. E’ doveroso segnalare che lo sviluppo economico determinato da questa esperienza industriale aveva frenato negli anni ’70 i flussi migratori verso il Nord, facendo di Taranto l’unica provincia del Sud Italia in cui il saldo migratorio era pari a zero.

Il 1° maggio 1995 il Gruppo Riva, attualmente il 1° produttore di acciaio in Italia, 3° a livello europeo, acquisì il controllo delle società del Gruppo Ilva e quindi lo stabilimento di Taranto, che in quel momento occupava 11.796 unità. L’acquisizione venne accompagnata da un programma di ristrutturazione e di rilancio dell’attività produttiva, che fino ad oggi ha impegnato il Gruppo Riva per un totale di 3.843 milioni di euro. A cominciare dal luglio 1997, l’applicazione della normativa sui rischi derivanti dall’esposizione all’amianto ha comportato il pensionamento complessivo di 7800 unità al dicembre 2005 e un profondo ricambio generazionale del personale, destinato a influire sulle competenze e sulla cultura aziendale. A fine 2008 il personale in forza nello stabilimento ammontava a 12.859 unità.

Prof. Giuseppe Cantarella

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