Dopo Standard & Poor’s e Moody’s anche Fitch declassa il debito italiano!

Nonostante fosse ampiamente prevedibile, il declassamento ultimo del debito italiano ad opera di Fitch Ratings, ribadisce la degradante valutazione internazione del nostro debito sovrano. Dopo Standard & Poor’s, che il 20 settembre scorso ha declassato il debito italiano da A+ ad A e Moody’s che, il 5 ottobre scorso, lo ha portato da  Aa2 a A2, anche la più piccola delle agenzie di rating americane, Fitch appunto, in una sorta di reazione a catena, ha abbassato il nostro rating da AA- ad A+. Giova a questo punto, atteso che termini prettamente economici-finanziari fanno ormai parte del nostro lessico quotidiano, dare qualche breve ragguaglio sulle agenzie di rating. Queste società giudicano i bilanci, i debiti e quindi l’affidabilità dei paesi (ma  anche delle società private, enti pubblici, ecc.) attraverso un’insieme di valutazioni ed algoritmi, l’analisi dei quali le porta ad emettere un verdetto positivo o meno. La loro valutazione si estrinseca in una sorta di pagella che va dalla lettera “A” alla “D” (default), in cui la tripla “A” rappresenta il massimo grado di affidabilità di un debitore e la “D” il grado di dissesto, pagella che permette agli investitori di conoscere il grado di affidabilità di un soggetto. La tripla “A”, ad esempio, se da un lato garantisce l’alta probabilità che il debito venga restituito, dall’altro, atteso il rischio minimo, garantisce una bassa remunerazione del capitale dato in prestito. Tali agenzie inoltre esprimono un altro tipo di giudizio, il cd outlook con cui esprimono la valutazione dell’andamento futuro del soggetto sotto esame. Va sottolineato che le agenzie di rating sono private e di proprietà di privati, la quota maggioritaria di Standard & Poor’s e Moody’s appartiene infatti ai grandi fondi di investimento americani e nessun controllo viene operato da autorità pubbliche. Ciò premesso, tornando all’analisi dell’Italia, il downgrade di Standard & Poor’s è stato motivato con “le deboli prospettive di crescita economica dell’Italia” accompagnate dalla condizione di “fragilità” della nostra coalizione di Governo. Per Moody’s invece l’Italia ha pagato “le incertezze economiche e politiche” che hanno messo a rischio il raggiungimento da parte del Governo degli obiettivi di risanamento del bilancio.

Seppur abbia escluso poi, il rischio di default Italia definendolo “remoto”, Moody’s ha sottolineato l’aumento del grado di vulnerabilità dell’Italia. Da ultimo, il downgrade di Fitch, avvenuto Giovedì a mercati chiusi, è anche esso collegato al comportamento del Governo italiano: “sebbene la recente manovra supplementare abbia rafforzato il cammino del consolidamento fiscale – è la tesi di Fitch -, la reazione esitante iniziale del Governo al rischio di contagio ha eroso la fiducia degli investitori nella capacità dell’Esecutivo di trainare l’Italia fuori dalla crisi”. Fitch, peraltro, ha ribadito la posizione centrale dell’Italia nell’Europa e nell’euro  asserendo che, come «emittente sovrano e come nazione é solvibile» e come terza maggiore economia della zona euro, l’Italia resta membro “core” dell’Unione monetaria. La Presidenza del Consiglio con una nota, ha così replicato all’ennesimo decclassamento :”La scelta operata da Fitch era già annunciata e si differenzia da altri giudizi di rating. Le valutazioni sono soprattutto il riflesso del clima di incertezza che attraversa l’eurozona”, “Anzi, Fitch apprezza lo sforzo di risanamento e giudica raggiungibili gli obiettivi di deficit”. Per Saccomanni, direttore generale della Banca d’Italia,  “Queste agenzie agiscono un po’ come un branco, vanno tutte nella stessa direzione, nello stesso momento”, aggiungendo poi che “la manovra, approvata in tempi abbastanza rapidi mette la finanza pubblica su una linea di riduzione del debito credibile e perseguibile”. Si spera che, in linea con quanto avvenuto con il recentissimo downgrade di Moody’s, anche il downgrade di Fitch non abbia ripercussioni negative lunedì prossimo alla riapertura dei mercati azionari.

Cristina Cimino

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