Liquigas Liquichimica Saline Joniche

20110927-233817.jpg28\09\2011 – Le recenti vicende che riguardano l’ipotesi di realizzazione di una centrale a carbone a Saline Joniche, ci offrono lo spunto per scrivere di questo insediamento industriale che non ha mai funzionato neppure un giorno, cercando di farlo con la dovuta chiarezza, visto che sull’argomento si leggono spesso molte inesattezze. Nel 1936 si costituiva a Milano la Liquigas, azienda operante nel settore della commercializzazione del gas in bombole per uso domestico. Sul finire degli anni ‘50 diventava azionista di maggioranza della Liquigas il finanziere siciliano Michelangelo Virgillito, un personaggio che viene ricordato anche per il suo testamento, con cui lasciò i suoi averi ai poveri di Paternò, il suo paese di origine in provincia di Catania. Il delfino di Virgillito in Liquigas era Raffaele Ursini. Costui, originario di Roccella Jonica, era entrato nell’azienda come semplice impiegato, ma già nel 1955 si trovò alla Direzione Generale, diventando in seguito Amministratore Delegato. L’idea di Ursini era quella di realizzare, nel Sud dell’Italia, un polo petrolchimico. Cominciò, dunque, con la realizzazione di uno stabilimento ad Augusta, all’interno di quello che, negli anni ’60, si avviava a diventare il più grande polo petrolchimico d’Europa, nel quadrilatero compreso fra Siracusa, Melilli, Priolo Gargallo ed Augusta. Quello che, invece, potremmo definire il sogno di Ursini era la produzione di paraffine quali derivati dal petrolio: queste paraffine avrebbero dovuto essere la materia prima per la realizzazione di quelle che vennero denominate le “bioproteine”, ovvero biomasse ottenute dalla crescita di particolari microrganismi a spese di substrati quali normal – paraffine, gasolio, metanolo ed altri. Dunque, Ursini decide di realizzare a Saline Joniche uno stabilimento, denominato Liquigas Biosintesi, per la produzione di acido citrico – componente fondamentale nell’industria dei detersivi e dei saponi – e la famigerata bioproteina denominata “Liquipron”. Queste bioproteine avrebbero dovuto essere impiegate per la produzione di mangimi per alimentazione di animali. E’ appena il caso di segnalare che, prima di avventurarsi nella esperienza di Saline Joniche, Ursini aveva già acquisito la Cip Zoo, azienda italiana leader per la produzione di mangimi per animali. Per la costruzione dello stabilimento, Ursini ricevette i finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno. Lo stabilimento di Saline Joniche non ha funzionato nemmeno un giorno perché le analisi condotte dal Ministero della Sanità sulle n-paraffine davano risultati preoccupanti. Ecco uno stralcio della relazione: “Riserve suscitano invece le n – paraffine ritrovate nei tessuti degli animali trattati con Toprina. Nell’uomo l’ingestione di quantità eccessiva di n – paraffine è accompagnata da un accumulo anomalo di tali paraffine nei tessuti, per cui, pur essendo le paraffine largamente diffuse nei vegetali commestibili ed impiegate come additivi alimentari, si ritiene necessario evitare un ulteriore aumento del loro livello, fino a quando non siano completate le indagini atte a valutarne il significato biologico”.

Prof. Giuseppe Cantarella

banner

Recommended For You

About the Author: Redazione ilMetropolitano

Il Quotidiano d’Approfondimento on line Il Metropolitano.it nato nell’Ottobre del 2010 a Reggio Calabria, città in cui ha la propria sede, dal progetto di un gruppo di amici che vogliono creare una nuova realtà di informazione