Nessuna novità per quanto riguarda il rapimento di Francesco Azzarà. Nessuna richiesta è arrivata dai rapitori, i quali non si sono fatti vivi in nessun modo. Le indagini proseguono serrate, ma per adesso il riserbo è totale. La portavoce di Emergency, Rossella Miccio, ha spiegato che si sta indagando a tutto campo, per cercare di risolvere questo rebus al più presto. Secondo la Miccio: «Le autorità sudanesi si stanno dando un gran da fare e credo abbiano dei sospetti. In quella zona si può esser rapiti da gruppi che vogliono qualcosa in cambio, richieste politiche, oppure semplicemente per soldi. La nostra sensazione è che sia quest’ultimo il motivo più probabile nel caso di Francesco. Altrimenti i rapitori si sarebbe fatti già sentire».
Dunque la situazione non appare per nulla chiara. La sensazione è che si sia trattato di un rapimento anomalo. Di solito è capitato che dei turisti venissero catturati, per poi essere subito rilasciati nel giro di qualche giorno, su pagamento di un riscatto. Di solito i sequestri avvenivano di notte, in zone periferiche della città, mentre questa volta Francesco è stato rapito di giorno in una zona affollata e trafficata della minuscola capitale del Sud Darfur. Di fatto Azzarà non sarebbe stato rapito per la sua appartenenza ad Emergency. E quanto afferma Rossella Miccio, coordinatrice dell’ufficio umanitario della associazione fondata da Gino Strada, proseguendo nella sua nota, nella quale ha spiegato che: «Il sequestro è il frutto dell’instabilità di quell’area. E il fatto che non sia arrivata la richiesta di denaro, probabilmente si deve anche alla stagione delle piogge che rende comunicazioni e spostamenti difficili».
Il sequestro di Francesco ha lasciato tutti sbigottiti e increduli per quanto successo. Una delle sue colleghe e amica ha espresso tutta la propria amarezza: «Non sappiamo nulla, né se sta bene né chi sono i rapitori e qual è il movente del sequestro. Con Francesco abbiamo lavorato gomito a gomito a lungo. Quello di Nyala, che è una piccola città, è un ospedale pediatrico con quattro persone: oltre Francesco che operava come logista e si occupava dell’amministrazione, ci sono due infermieri e un medico. Venti posti letto, sempre pieni, e fra i sessanta e i settanta bambini visitati ogni giorno. Mai avuto problemi con la popolazione. Nessun furto o tentativo di scasso. Anzi, ci portavano regali, i vicini soprattutto. Francesco poi da questo punto di vista era speciale: non un solo screzio o una litigata. E’ una persona davvero paziente». Non ci resta che attendere buone notizie, e sperare che la situazione si risolva per il meglio in tempi brevi. Per adesso le autorità sudanesi e italiane stanno lavorando su tutti i fronti a tappeto, per cercare di ritrovare Francesco Azzarà.
Salvatore Borruto